“Siccità nella Nurra, alla fine gli agricoltori sono stati lasciati soli”

ALGHERO – “Alla fine quello che come Centro Studi Agricoli, avevamo prospettato gli agricoltori colpiti dalla siccità della Nurra, sono stati lasciati in solitudine alle loro decisioni su chi deve e non deve utilizzare la poca acqua disponibile per usi irrigui, senza che da parte della Regione o di chi doveva rappresentare la loro tutela ai numerosi tavoli regionali, abbia portato le dovute e richieste garanzie sugli indennizzi a tutte quelle aziende a cui è vietato coltivare, produrre e fare profitti dalla coltivazione delle terre. Ci sono aziende agricole, afferma Tore Piana, Presidente dell’associazione agricola Centro Studi Agricoli, presente a tutte le riunioni pubbliche organizzate sull’argomento, che hanno dipendenti e che si reggono economicamente solo dalle colture ortive estive, oggi quelle aziende non potendo coltivare e produrre, chi garantirà il reddito? Come faranno a mantenere i livelli occupazionali? Sicuramente ci saranno licenziamenti e danni economici a aziende che in tutti questi anni si erano distinte sulle produzioni orticole di qualità. Oggi senza acqua non potranno produrre”.

“Da sempre, come Centro Studi Agricoli abbiamo richiesto che la Regione, assicurasse gli agricoltori penalizzati, con provvedimenti di indennizzi per mancato reddito , invece assistiamo con molta delusione, che il capitolo indennizzi e ristori dovrà essere deciso nei prossimi mesi. Non vorremmo che chi oggi accetta la decisione di non coltivare Angurie e Meloni ad esempio, oltre al mancato reddito nei confronti da altre aziende, veda gli indennizzi fra due o tre anni, continua Tore Piana., noi abbiamo chiesto di inserire nella finanziaria regionale 2025 una voce destinata a indennizzare chi oggi non potrà coltivare. Appello pare oggi lasciato inascoltato sia dalla regione sia da chi deve tutelare gli agricoltori. Noi come Centro Studi Agricoli abbiamo da sempre richiesto un Sostegno temporaneo eccezionale a favore di agricoltori particolarmente colpiti da calamità naturali del comprensorio del Consorzio di Bonifica della Nurra che abbiano fatto domanda nei termini e che per decisione dello stesso Consorzio di Bonifica non potranno irrigare nell’Estate 2025”.

“Il sostegno dovrà essere classificato come mancato reddito e non come indennizzo in de minimis, con un importo forfetario eccezionale a Ettaro o frazione di Ettaro stabilito in misura fissa per ogni singola coltura. Contributo le cui domande dovranno essere presentate entro Giugno 2025 , istruite e pagate entro il 31 Dicembre 2025. Questo ci aspettavamo oggi dalla Regione e da chi deve difendere gli agricoltori e diciamolo pure dallo stesso Consorzio di Bonifica per i propri associati. Invece con grande delusione, abbiamo appreso ieri, che da subito alcuni agricoltori devono fare un passo indietro e non produrre lasciando a tempi incerti e lunghi le decisioni sugli indennizzi. Non vorremmo trovarci fra due anni a discutere ancora come e quali strumenti adottare per indennizzare le aziende agricole, continua Tore Piana, classificando agricoltori di serie A e agricoltori di serie B. Come Associazione agricola Centro Studi Agricoli, staremo attenti e vigili su l’evolversi della situazione e siamo pronti ad organizzare riunioni territoriali nella Nurra per informare puntualmente lo stato delle decisioni che si o non si andranno a prendere sulla problematica, conclude Tore Piana

Regione, stanziati 3milioni per la pesca: bandi

CAGLIARI – Con la pubblicazione dei tre nuovi bandi del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA), a cui possono presentare domanda di partecipazione le imprese del comparto ittico dell’isola, la Regione investe ulteriori 3 milioni di euro per una pesca più sostenibile, innovativa e competitiva.

Tra gli investimenti previsti nelle azioni 1, 3 e 5, oggetto dei bandi pubblicati tra il 31 marzo e 1° aprile, che hanno come obiettivo strategico quello di “Un’Europa più sostenibile”, troviamo quelli dedicati al miglioramento dell’efficienza energetica e riduzione delle emissioni di CO2 grazie alla sostituzione e ammodernamento dei motori dei pescherecci, previsti nell’azione 1, con il fine di mitigare gli impatti sui cambiamenti climatici “Questa è una misura molto attesa dai pescatori – spiega l’assessore dell’Agricoltura Gian Franco Satta perché consente di sostituire i motori delle imbarcazioni con modelli più performanti e meno inquinanti. Sostituire un motore, infatti, rappresenta un costo importante soprattutto per le imprese della piccola pesca e con questa azione sosteniamo questi investimenti”.

Con i contributi previsti nell’azione 3 si intende incrementare la qualità delle produzioni e migliorare le condizioni di sbarco delle catture indesiderate e promuovere migliori condizioni di lavoro, salute e sicurezza degli operatori. Parte dei fondi sarà infatti dedicata a rendere sicura l’attività della pesca sia a bordo che nei luoghi di sbarco “Con questa misura si sostengono gli investimenti per la riduzione del consumo di energia, in apparecchiature per migliorare la navigazione o il controllo del motore, in tecnologie dell’informazione e in dispositivi di sicurezza – specifica Satta – Anche in questo caso si tratta di investimenti importanti volti a migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza. Rispetto ad una prima pubblicazione abbiamo semplificato i criteri del bando in modo da agevolare l’accesso ai fondi da parte degli operatori e consentire la spendita di tutte le risorse disponibili”.

Infine, con l’azione 5, si vuole investire nella promozione delle attività di acquacoltura sostenibile, rafforzando la competitività della produzione acquicola a lungo termine dal punto di vista ambientale. Questo sarà possibile grazie ad aiuti che prevedono un sostegno sempre maggiore alla ricerca, all’innovazione al miglioramento della conoscenza attraverso l’ottimizzazione delle risorse idriche per l’acquacoltura nelle acque interne, con il monitoraggio e gestione delle introduzioni di specie a fine di allevamento e con un maggiore sviluppo dell’occupazione. “Anche in questo caso si tratta di una misura molto attesa dagli operatori del settore che in Sardegna riveste un ruolo importante e in crescita con produzioni di qualità che rappresentano un’eccellenza a livello nazionale. Su alcune azioni – conclude l’assessore – lo stanziamento iniziale è limitato ma una volta che verrà appurato il fabbisogno degli operatori potremmo valutare la possibilità di stanziare ulteriori risorse per scorrere le graduatorie e finanziare quante più domande possibile”.

Continuità territoriale, vertice a Roma: “Sistema critico da modificare”

CAGLIARI – Vertice oggi a Roma tra l’assessora dei Trasporti Barbara Manca e i rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Durante la riunione è stata illustrata la proposta elaborata dalla Regione Sardegna per il nuovo Decreto Ministeriale per la Continuità Territoriale Aerea.

“L’incontro è stato molto positivo – ha dichiarato l’assessora Barbara Manca al termine della riunione -. I dirigenti del Ministero hanno apprezzato il metodo di lavoro che si basa sull’analisi di una ricca e aggiornata banca dati, condizione propedeutica per supportare la proposta dell’Assessorato. L’analisi ha infatti evidenziato le criticità dell’attuale sistema e le esigenze di mobilità dei residenti”.

Condivisione e supporto. Queste le parole chiave espresse dagli uffici del Ministero per accogliere favorevolmente il progetto del nuovo DM suggerito dall’Assessorato regionale dei Trasporti, così da rispondere in maniera più efficace alle necessità di mobilità della Sardegna.

“Molto presto ci sarà una nuova riunione di preparazione all’incontro con la Commissione Europea”, ha concluso Manca.

Carloforte, workshop sul trasporto marittimo: “Procedere alla transizione energetiche”

CAGLIARI – L’assessora regionale dei Trasporti, Barbara Manca, e il capo di Gabinetto dell’assessorato dell’Industria, Guido Portoghese, hanno preso parte ieri a Carloforte all’inaugurazione del workshop “Il trasporto marittimo sostenibile e il ruolo dei porti della decarbonizzazione dei sistemi energetici”, che si concluderà oggi. L’evento è organizzato nell’ambito del programma “Clean Energy for EU Island”, di cui l’Isola di San Pietro è parte, e ospitato dal Comune di Carloforte. Un appuntamento strategico per discutere del futuro sostenibile dei trasporti e delle infrastrutture energetiche nel contesto insulare.

Guido Portoghese, nel suo intervento in rappresentanza dell’assessore Cani, ha evidenziato la necessità di un cambio di paradigma nella pianificazione delle infrastrutture portuali e industriali della Sardegna. “Quando parliamo di transizione energetica – ha affermato -, dobbiamo guardare non solo ai mezzi, ma a tutta la filiera: dalla produzione dell’energia alla logistica, fino all’approvvigionamento delle isole. Portovesme non è solo un porto di partenza, ma un nodo strategico per il futuro di Carloforte”.

“La transizione energetica non può essere solo un’operazione tecnica, ma deve diventare una strategia sistemica, che metta al centro le comunità, i territori e il diritto delle isole minori a un futuro moderno, pulito e connesso. E questo futuro inizia proprio dai porti della terraferma”, ha concluso Portoghese.

“Il trasporto marittimo è innanzitutto un servizio pubblico, quindi benché siano importanti le politiche di decarbonizzazione, è fondamentale garantire in prima istanza il trasporto dei cittadini – ha sottolineato l’assessora dei Trasporti Barbara Manca -. Detto questo, è fondamentale trovare una sintesi tra queste due fondamentali esigenze insieme a tutti i soggetti coinvolti: gli Assessorati a Trasporti, Industria e Ambiente, l’Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna e gli enti locali. Come Regione stiamo investendo molto, per esempio, nell’elettrificazione dei porti, tra cui quelli delle isole minori, uno step necessario per contribuire concretamente agli obiettivi di ecosostenibilità che ci siamo prefissati”.

“Ciò che è fondamentale capire è anche come supportare gli operatori marittimi a intraprendere percorsi di decarbonizzazione sostenibili e stabili – ha rimarcato Manca -. Per questo risulta fondamentale una riflessione globale, a livello politico, accademico ed economico, per delineare la strada da seguire per ottenere questi obiettivi nell’interesse primario di garantire continuità e qualità nell’offerta di trasporto marittimo. La Regione ha iniziato a fare la sua parte aumentando del 10% la dotazione del bando di continuità territoriale marittima con le Isole minori proprio per favorire i processi di rinnovo delle flotte”.

Gli interventi hanno suscitato grande interesse tra i partecipanti e ha offerto spunti operativi per un percorso condiviso tra istituzioni, imprese e comunità locali.

“Sui dazi statunitensi serve forte azione diplomatica”

CAGLIARI – L’entrata in vigore dei nuovi dazi statunitensi sui prodotti europei, tra cui alcune eccellenze agroalimentari italiane e sarde, desta preoccupazione nel settore, ma ci sono ancora margini per intervenire a livello diplomatico e scongiurare ripercussioni pesanti sulle imprese e sui mercati. Coldiretti Sardegna fa appello a un’azione forte e coordinata tra l’Unione Europea e l’amministrazione americana per evitare che la situazione degeneri in un conflitto commerciale dagli effetti dannosi su entrambe le sponde dell’Atlantico.

“In questa fase è essenziale evitare che la tensione commerciale tra Europa e Stati Uniti si trasformi in un conflitto dagli effetti disastrosi, con ripercussioni dirette su cittadini e agricoltori da entrambe le parti” – dichiara Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna. “Un’escalation dei dazi metterebbe a rischio interi settori produttivi, colpendo non solo le aziende ma anche i consumatori. A questo si aggiunge la crescente minaccia dell’italian sounding, un fenomeno che già oggi sottrae all’economia italiana miliardi di euro e che interessa da vicino anche la Sardegna, le cui eccellenze – dal pecorino ai vini – sono sotto attacco”.

Il presidente Cualbu poi, aggiunge: “Nessuno pensi di scaricare tutto sui produttori primari – precisa – qualora i dazi venissero confermati così, dovranno essere spalmati su tutta la filiera, così saranno meno gravosi per tutti. Al di là delle decisioni americane, però, l’Italia e l’Europa devono proseguire il dialogo, perché la logica dei dazi e delle ritorsioni commerciali si è dimostrata nel tempo miope e dannosa per tutti. Serve una soluzione diplomatica da portare avanti in sede europea, perché solo con una posizione forte e unitaria possiamo realmente difendere le nostre imprese.

Nel primo mandato di Trump, il pecorino romano fu risparmiato dai dazi della prima ondata e auspichiamo che anche questa volta possa esserci un esito positivo, non solo per questo prodotto simbolo della Sardegna, ma anche per il vino e l’olio, pilastri delle esportazioni sarde negli USA. Siamo certi che i consumatori americani, ormai affezionati ai prodotti italiani e sardi, continueranno a sceglierli, ma è evidente che un sistema basato sui dazi finirebbe per colpire soprattutto le fasce di popolazione meno abbienti, che vedrebbero ridotte le proprie possibilità di accesso a prodotti di qualità.

Confidiamo fino all’ultimo nella diplomazia italiana, con la consapevolezza che il principio di reciprocità debba rimanere il pilastro di ogni accordo. Solo così possiamo garantire la tutela degli alti standard qualitativi, delle norme sanitarie, ambientali e produttive che caratterizzano l’agroalimentare italiano ed europeo.”

Sulla stessa linea si pone anche il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba, che sottolinea l’importanza di non creare allarmismo sui mercati e tra le imprese: “Nella prima ondata di dazi imposti da Trump, le esportazioni italiane, comprese quelle sarde, riuscirono a reggere l’urto, nonostante un inevitabile contraccolpo iniziale. Oggi ci sono ancora margini per scongiurare gli effetti più pesanti di questa misura, grazie anche agli accordi già avviati da Coldiretti nazionale con associazioni di agricoltori statunitensi. Queste intese vanno nella direzione di proteggere i consumatori e i prodotti sui mercati, ma devono essere accompagnate da un’azione diplomatica forte e unitaria da parte dell’Unione Europea.

Solo con un’Europa compatta su questa linea sarà possibile limitare gli effetti dei dazi o, meglio ancora, trovare un’intesa con l’amministrazione americana per cancellarli del tutto, ricordando che quelli rivolti all’Europa rischiano di diventare dazi permanenti”.

Rotte internazionali, grande occasione per Alghero: occhi puntati su bando e vettori

ALGHERO – Amburgo, Basilea, Berlino, Bilbao, Bristol, Cagliari, Colonia, Eindhoven, Ginevra, Lione, Manchester, Oslo, Porto, Praga, Sofia, Stoccarda, Stoccolma, Valencia, Varsavia. Queste le “nuove rotte” realizzate e promosse dalla Regione, in particolare dagli assessori Manca e Cuccureddu, per cui si attende la pubblicazione del bando nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

Da quel momento scatteranno 60 giorni di tempo in cui le compagnie aeree potranno presentare domanda per partecipare alla gara e proporre l’attivazione delle rotte. Il bando prevede un sostegno economico alle compagnie che attiveranno le nuove rotte, attraverso la copertura del 50% dei costi aeroportuali sia nello scalo di partenza che in quello di arrivo. Unica pecca, anche se si tratta di un’operazione pluriennale, arrivare ai primi di giugno è piuttosto tardi, ma tant’è.

Uno snodo importante per non dire vitale per Alghero e il suo aeroporto. Infatti, alla luce della partecipazione a tale bando, si comprenderà, in maniera tangibile, quale sia ad oggi il vero e reale appeal dello scalo e dunque del territorio in termini di offerta turistica, culturale e di eventi. Del resto, questa lodevole iniziativa, nasce con l’idea bando di stimolare le compagnie aeree ad aprire nuove rotte con la Sardegna.

“Il progetto è parte integrante della strategia generale che come assessorato stiamo perseguendo per garantire ai cittadini sardi un accesso più semplice e rapido alle destinazioni nazionali e internazionali, permettendo loro di viaggiare con più frequenza e maggiore comodità. Al tempo stesso, vogliamo rendere l’Isola sempre più accessibile per i flussi turistici, favorendo l’interconnessione con i principali hub europei e internazionali, tra cui per esempio Istanbul. Abbiamo lavorato con grande attenzione per individuare le tratte più strategiche, sia in termini di domanda dei viaggiatori che di impatto sullo sviluppo economico del nostro territorio”, cosi l’assessore ai Trasporti Barbara Manca.

Queste, invece, le rotte messe a bando per gli altri due aeroporti isolani. Aeroporto di Cagliari: Ajaccio, Berlino, Birmingham, Bordeaux, Brest, Bucarest, Cluj, Cork, Dubai, Dubrovnik, Edimburgo, Eindhoven, Filadelfia, Hannover, Helsinki, Istanbul, Kaunas, Vilnius, Lamezia Terme, Lille, Lipsia, Lisbona, Liverpool, Łódź, Malaga, New York, Nizza, Oslo, Riga, Rotterdam, Tallinn, Tirana, Zagabriae. Mentre per l’Aeroporto di Olbia: Cagliari, Dortmund, Helsinki, Istanbul, Lisbona Malaga, Liverpool, New York, Newcastle, Palma di Maiorca, Porto, Reykjavik, Rotterdam, Siviglia, Vilnius.

Una bella sfida, come detto, che metterà a nudo il vero richiamo dei tre scali e, come detto, delle aree regionali di riferimento in base a quanto è stato predisposto in passato, ma soprattutto quanto viene fatto attualmente in termini di promozione, disponibilità di servizi, calendarizzazione di manifestazioni e quanto altro possa essere utile affinchè questa iniziativa della Regione possa trovare spazio con un immediate decollo di nuove tratte con mete, è giusto dirlo, molto ambite dal punto di vista del mercato turistico. Vedremo.

“I dazi USA sul vino italiano? Una minaccia concreta per tutto il comparto”

CAGLIARI – L’eventuale introduzione o l’inasprimento dei dazi doganali da parte degli Stati Uniti sui vini italiani rischia di avere conseguenze molto pesanti per l’intero settore vitivinicolo nazionale. A lanciare l’allarme è Andrea Pala, enologo sardo con esperienza in molte regioni italiane, da anni impegnato nella valorizzazione dei vitigni autoctoni.

“Non parliamo di un problema che riguarda solo le grandi aziende – spiega Pala – ma di una possibile crisi per migliaia di cantine, in particolare quelle medio-piccole, che hanno puntato sull’export e per cui il mercato statunitense rappresenta un riferimento fondamentale.”

Gli Stati Uniti sono infatti da sempre uno dei principali sbocchi per il vino italiano. Un aumento dei dazi significherebbe un rincaro dei prezzi al dettaglio, che renderebbe le etichette italiane meno competitive rispetto a quelle di altri Paesi produttori come Cile, Argentina o Australia, che non subirebbero la stessa tassazione. “A parità di qualità – aggiunge Pala – i consumatori americani potrebbero essere spinti a scegliere vini diversi solo per una questione di prezzo. Questo comporterebbe una perdita di quote di mercato difficile da recuperare.”

Tra le prime conseguenze ci sarebbe una riduzione delle esportazioni, con un calo della domanda da parte degli importatori USA e il rischio di una sovrapproduzione difficile da assorbire sul mercato interno. “Un’offerta maggiore in Italia – osserva ancora Pala – potrebbe portare a un abbassamento dei prezzi, con effetti dannosi su tutta la filiera, dai produttori ai distributori.”

Di fronte a questo scenario, secondo l’enologo è fondamentale che le aziende italiane si attrezzino con strategie concrete: diversificare i mercati puntando su nuove aree in crescita come Asia, Nord Europa e Canada, investire sulla forza del proprio brand e sul legame con il territorio, e costruire relazioni dirette con importatori e distributori statunitensi, per cercare di contenere l’impatto sui margini.

Ma serve anche un’azione forte a livello istituzionale. “I consorzi, l’ICE, le regioni e il Governo devono lavorare insieme per rafforzare la presenza del vino italiano all’estero, attraverso fiere, campagne promozionali, missioni commerciali. E soprattutto – conclude Pala – bisogna mantenere un dialogo costante con l’Unione Europea e con gli Stati Uniti per evitare barriere che danneggiano un settore che è simbolo del Made in Italy e che rappresenta un patrimonio culturale ed economico fondamentale per il Paese.”

Cisl ad Alghero, “Dramma commercio, chiusi 4500 negozi in Sardegna”

ALGHERO – Oltre 4500 negozi chiusi e 1200 ambulanti che hanno cessato l’attività in pochi anni in Sardegna: sono i dati (diffusi da Confcommercio) che descrivono la crisi profonda del commercio, aggravata dagli anni della pandemia. Da questo quadro è partito il segretario generale della Cisl sarda, Pier Luigi Ledda, intervenendo oggi, ad Alghero, al congresso regionale della Fisascat (la Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali, Affini e del Turismo).

“Il commercio, il terziario e i servizi – ha detto il segretario – sono settori vitali per l’economia sarda, ma negli ultimi anni hanno attraversato una crisi profonda che richiede urgenti interventi strutturali e una visione strategica per invertire questa tendenza. Il rilancio di questi settori – ha proseguito il leader della Cisl – richiede, da parte della politica, un forte sostegno alle imprese locali. Bisogna creare strumenti finanziari che garantiscano l’accesso al credito, agevolazioni fiscali e incentivi per l’innovazione”. Per la Cisl l’adozione di tecnologie digitali, come piattaforme per il commercio elettronico e sistemi di gestione avanzata, deve essere incoraggiata per migliorare la competitività delle imprese. Analogo sforzo va fatto per il turismo; siamo fermi al dodicesimo posto a livello nazionale, il settore è da coniugare con ambiente e agroalimentare. Presenta numeri da migliorare in tutto l’anno e non solo nei due mesi di picco estivo. Un altro aspetto cruciale riguarda la rivitalizzazione dei centri storici, che rischiano lo spopolamento commerciale.

Secondo Ledda, “è necessario un piano di rigenerazione urbana che incentivi l’apertura di nuove attività, integrando commercio, cultura e servizi in poli attrattivi per residenti e turisti. Un altro nodo da affrontare riguarda i settori legati alle gare d’appalto, spesso caratterizzati da precarietà e instabilità. È fondamentale – ha detto ancora – riformare le procedure, introducendo clausole sociali che tutelino i lavoratori e garantiscano continuità lavorativa, favorendo al contempo la qualità dei servizi offerti. Serve un tavolo permanente, che coinvolga istituzioni, associazioni di categoria e sindacati per definire politiche condivise e monitorare l’evoluzione del settore. Queste azioni – ha concluso Ledda – non rappresentano solo una risposta alla crisi, ma un’opportunità per costruire un nuovo modello economico in grado di coniugare tradizione e innovazione, sostenibilità e inclusività”.

Presentazione voli estivi: Olbia vola sui mercati forti, Alghero punta ancora all’Est

ALGHERO – Come anticipato dall’Unione, rispetto alla programma dei voli estivi, Olbia surclassa Alghero. A fronte di due nuove destinazioni, ancora una volta con due città dell’Est Europa (Sofia e Belgrado), l’aeroporto Costa Smeralda si rafforza sui mercati esteri con maggiore capacità di spesa ovvero Francia e Inghilterra, con la Germania le tratte sono già frequenti. Olbia avrà, addirittura, cinque collegamenti con Londra che in alta stagione saranno addirittura quotidiani. Poi ci saranno, sempre dallo scalo della Gallura voli per Olanda, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Spagna, Austria, Belgio, Norvegia, Grecia, etc. Mentre Alghero avrà l’esclusiva delle destinazioni con Slovacchia, Ungheria e Romania con anche il ritorno del volo per Parigi.

Salta agli occhi, ancora una volta, come Olbia si stia sempre più rivolgendo, ed evidentemente ci sono le risposte ai vari feedback, verso i mercati più forti da punto di vista commerciale, economico e dunque turistico. Una scelta che, è evidente, sta pagando e che è collegata alla crescita della Città, Territorio, servizi e anche della promozione ed eventi che hanno una caratura sempre più di richiamo internazionale.

Progetto Boes, sostenibilità ambientale ed economica per la filiera bovina

CAGLIARI – Gli allevatori di bovini potranno contare su nuovi protocolli di allevamento e ingrasso grazie agli studi del progetto Boes, giunto alle fasi conclusive, che ha permesso il perfezionamento di nuove modalità di gestione della filiera. Accorgimenti sviluppati in due anni di ricerca accademica, grazie all’impegno della Università di Sassari in collaborazione con quelle di Bari, per il tramite del docente Aristide Maggiolino e di Milano con il lavoro del professore Carlo Sgoifo Rossi, e l’agenzia regionale Agris, con Gabriella Serra e Marco Acciaro che hanno affiancato l’azienda capofila del progetto, la Milia Srl, prestando la propria opera per il perfezionamento di una parte del settore bovino. Il tutto grazie al finanziamento del PSR Sardegna 2014/2020 fondo Feasr Misura 16.1 “Sostegno per la costituzione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura”. Attori attivi nel progetto condotto sotto la guida scientifica del professor Alberto Stanislao Atzori, anche Francesco Piras come innovation broker e Daniela Auzzas di Credit Data Research Italia come società di progettazione.

Tre aree di ricerca sono state presentate nell’evento conclusivo a un variegato pubblico, dopo lo svolgimento di ben tre seminari aperti a tutti gli allevatori e ai portatori d’interesse, che hanno potuto approfondire le proprie conoscenze su efficientamento del sistema vacca-vitello per capi nati e svezzati in Sardegna, sui sistemi di ingrasso innovativi a basso costo, e sulla valorizzazione della qualità della carne dei bovini di razza Limousine nella frollatura dei tagli pregiati. “I risultati ottenuti – spiega Antonello Milia, titolare della Milia Carni – hanno evidenziato importanti novità e margini di miglioramento nella pratica dell’allevamento, della trasformazione e commercializzazione per noi importantissimi. Risultati che mettiamo a disposizione con l’obiettivo di migliorare tutta la filiera e rendere la nostra regione un polo d’eccellenza per quanto riguarda questo settore, che ricordiamo è al momento uno dei più sostenibili a livello ambientale con una qualità e bontà delle carni impareggiabile, data dal rispetto delle condizioni di benessere animale e dagli allevamenti estensivi”.

Per quanto riguarda l’allevamento si parte dalle condizioni pedoclimatiche della Sardegna che influenzano la condizione dei pascoli “che dalla primavera all’autunno inoltrato spesso, per via della bassa quantità e qualità dell’erba non garantiscono condizioni di accrescimento adeguate per i vitelli e la produzione di latte della vacca. Nell’ambito del progetto BOES si è valutata la possibilità di dare un’integrazione alimentare, costituita da mangime, ai vitelli che affrontano questa situazione. I risultati che abbiamo avuto confermano la bontà di questa tecnica, in quanto il ricavo marginale (dato dal maggiore accrescimento dei vitelli integrati rispetto ai vitelli che non ricevevano mangime) è risultato superiore al costo marginale, costituito dal costo del mangime utilizzato”.

“La seconda area – spiega Alberto Stanislao Atzori della Università di Sassari – ha previsto una prova di ingrassamento con il confronto di due sistemi di ingrasso uno in centro ingrasso classico e uno in sistema dry lot (sistema confinato all’aperto a basso investimento di strutture). Vi sono delle differenze tra i due sistemi, come la durata del ciclo di ingrasso, inferiore nel caso dei sistemi dry-lot; il peso alla macellazione leggermente superiore nei centri ingrasso. Gli animali allevati in dry-lot beneficiano di maggiori spazi e maggior benessere che favorisce cicli più corti. Anche dal lato economico i costi di conduzione sono più bassi nel sistema dry-lot con conseguenti maggiori margini sul costo alimentare e maggiore valore aggiunto rispetto ai costi gestionali nonostante sensibili maggiori ricavi in centro ingrasso”. Infine la terza fase, come ha spiegato Francesco Fancello della Università di Sassari, “ha previsto la definizione di un protocollo di frollatura in collaborazione con il professore Aristide Maggiolino dell’Università di Bari.

Si tratta di un processo chimico-fisico della durata massima di 35 giorni che deve essere costantemente monitorato e che è regolamentato da specifiche norme europee per il rispetto degli standard di igiene a cui è sottoposta la carne che viene fatta maturare in ambienti con temperatura, umidità, pH ed areazione strettamente controllati Fattori che intervengono su tenerezza e succosità della carne, aroma e sapore. All’interno del progetto – spiega ancora Fancello – abbiamo effettuato due prove sperimentali, utilizzando apparecchiature e procedure di controllo per rilevare i parametri di monitoraggio della frollatura della carne, analizzando la composizione chimica e microbiologica, l’andamento del pH e l’evoluzione del peso dei carré, con l’obiettivo di migliorare la qualità della carne e individuare il protocollo più efficace per preservare le proprietà nutrizionali, standardizzare l’offerta al consumatore, ottimizzare la tenerezza ed esaltare il sapore.

Abbiamo rilevato che non vi sono particolari differenze fra la frollatura in cella e in armadio dal punto di vista delle caratteristiche fisiche e chimiche della carne frollata. È quindi fondamentale adottare pratiche di gestione della carne sin fasi iniziali di frollatura riducendo al minimo il rischio di contaminazione microbica nelle primissime fasi di macellazione e nella preparazione dei tagli adottando delle buone pratiche igieniche e di processo. Fondamentali l’igiene profonda delle aree e dei locali di lavorazione e delle attrezzature impiegate che devono essere separate da quelle impiegate per la preparazione di altri tipi di carne, quest’ultime devono essere impiegate solo ed esclusivamente per la preparazione della carne frollata”.