Aerei, sistema unico: iter avviato

CAGLIARI – Si è aperto stamattina a Villa Devoto, fanno sapere dall’ufficio stampa della Regione, il tavolo di confronto tra la Regione, l’Enac e i rappresentanti degli azionisti e del management dei principali aeroporti isolani. “La realizzazione di un sistema unico aeroportuale sardo è un’opportunità e un obiettivo importante per rafforzare la competitività nel mercato e per integrare l’offerta”, ha detto il presidente Pigliaru. “Oggi abbiamo avviato un percorso e, da parte nostra, stiamo facilitando le azioni in questa direzione. L’auspicio è quello di giungere in tempi rapidi a una soluzione condivisa, determinata in primo luogo dalle esigenze delle singole società di gestione. La Regione è al lavoro per favorire il progetto – ha concluso Francesco Pigliaru – nel rispetto dell’autonomia di tutti i soggetti coinvolti”.

L’assessore dei Trasporti, Carlo Careddu, nell’introdurre i lavori alla presenza del direttore generale Gabriella Massidda, del responsabile regionale Enac Marco Di Giugno, dei vertici delle società di gestione Sogaer, Sogeaal e Geasar e dei rappresentanti degli azionisti, ha registrato e apprezzato la volontà di costruire un proficuo clima di dialogo: “Alla luce di questo primo incontro ritengo ci siano le condizioni per andare avanti – ha sottolineato Careddu -. Oggi abbiamo delineato lo stato dell’arte e iniziato a esaminare concretamente gli scenari che possono portare verso un’integrazione industriale di tutte le forze in campo – ha continuato il titolare dei Trasporti -. Sappiamo che devono essere compiuti i necessari approfondimenti sotto il profilo amministrativo e che le azioni di collaborazione tra gli aeroporti, in merito a diversi profili, sono già attive da tempo, ma è necessario compiere ancora un passo avanti verso un più stretto coordinamento, tutelando le specificità territoriali della Sardegna e le prerogative delle strutture societarie”. Terminata la fase di analisi tecnico-amministrativa delle possibili soluzioni percorribili, la Regione convocherà un nuovo incontro.

Nella foto il vertice di oggi a Villa Devoto

S.I.

Premio Olio Officina a Manca

ALGHERO – L’imprenditore sardo Domenico Manca, presidente dell’omonima società, Domenico Manca Spa, con sede ad Alghero, i cui oli extra vergini di oliva sono tanto apprezzati dai mercati internazionali attraverso il brand San Giuliano, riceverà un importante riconoscimento a Milano, il prossimo tre febbraio. In un tempo in cui l’Italia sta vivendo una fase economica alquanto critica, in controtendenza rispetto a molte imprese che riducono sensibilmente gli investimenti, a Domenico Manca è stato invece riconosciuto il merito di aver creduto nel proprio lavoro, continuando a insistere nell’investire su qualità e quantità delle produzioni olearie.

Il “Premio Olio Officina – Cultura dell’Olio” è stato assegnato proprio per “la tenacia e per l’intuizione nell’investire nel futuro piantando nuovi oliveti, con l’impegno di incrementare le quote di olio italiano disponibile e di dare nel contempo una decisiva svolta a un settore, quello olivicolo, poco propenso in Italia a innovare e ad accogliere una visione moderna di olivicoltura”. La famiglia Manca è molto orgogliosa di questo prestigioso riconoscimento internazionale, assegnato ogni anno alle personalità del nostro tempo, tra coloro che si occupano di olivicoltura e di elaiotecnica. Non è un caso che oltre a essere un’azienda sana ed efficiente, con risultati ragguardevoli sui mercati, anche per la sua capacità di creare valore, la Domenico Manca Spa sta incrementando sempre più la quota di prodotto italiano, impiantando nuovi olivi.

Un impegno significativo, anche perché l’Italia è costretta a importare olio dall’estero proprio perché ne produce poco. Hanno ricevuto negli anni passati il Premio Olio Officina – Cultura dell’olio personalità come VN Dalmia, all’epoca presidente dell’Indian Olive Association, come pure Jean-Louis Barjol, a suo tempo direttore esecutivo del Consiglio oleicolo internazionale, o il professor Lanfranco Conte, tra i massimi esperti mondiali di chimica dell’olio.

Nella foto Domenico Manca

S.I.

Alghero, rilancio formaggi dop

ALGHERO – I pecorini (sardi, italiani ed europei) devono poter contare di più sia a livello nazionale che a Bruxelles, e per questo è necessario istituire subito un Tavolo per il comparto ovino con i Consorzi di tutela alla guida della filiera. La rivendicazione è partita stamane da Alghero ed è stata avanzata dal Consorzio del Pecorino romano, con il supporto di altri organismi di tutela e in primis del Parmigiano Reggiano, prima Dop al mondo per volume d’affari e adottata come “best practice” nelle strategie di valorizzazione e promozione. L’occasione è stata il convegno “Quale ruolo dei formaggi Dop nel mercato mondiale? – La posizione dei Consorzi di tutela”, alle tenute vitivinicole Sella & Mosca, che ha messo a confronto i maggiori esponenti italiani e internazionali del settore del latte ovino e non solo.

Una richiesta che ha visto un nuovo asse tra Sardegna, Spagna e Francia con i rispettivi formaggi ovini Dop Pecorino Romano, Pecorino Sardo e Fiore Sardo, Queso Manchego e Roquefort, perché queste produzioni e i rispettivi Consorzi possano avere un maggiore peso non solo nelle politiche dei propri Paesi di riferimento ma soprattutto in quelle dell’Unione europea. Percorso che il Pecorino Romano ha iniziato da tempo facendo sistema con altri enti consortili e coinvolgendo anche formaggi ovini in Italia, quelli della Sicilia per esempio, con l’obiettivo di fare squadra e rilanciare ruolo e produzioni. Impegno che il ministro delle Politiche agricole Agricoltura Maurizio Martina, intervenendo in videoconferenza, ha voluto assecondare: “Sono convinto che dalla Sardegna si possano generare le condizioni per un salto di qualità sul settore caseario ovino italiano”.

“Oggi i tempi sono maturi – ha detto in apertura al Notiziario Chartabianca il presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop, Salvatore Palitta – perché venga rilanciata la richiesta del tavolo di filiera nazionale ed europeo del settore ovino. Il sistema delle Dop non può sottrarsi alle responsabilità e al ruolo che il peso economico reale assegna loro e per questa ragione i Consorzi devono porsi a guida della filiera”. “La filiera del latte ovino necessita di una programmazione univoca, nella quale devono essere consolidati e reciprocamente riconosciuti i ruoli istituzionali tra i vari prodotti e produttori – aggiunge Palitta a Chartabianca – non possiamo che perseguire l’obiettivo di assumere l’onere di governo della filiera e il Tavolo nazionale ovino rappresenta uno degli strumenti utili”. Per il numero uno del Consorzio del Pecorino romano “bisogna continuare a rafforzare progetti di difesa del marchio, tutela legale nazionale e internazionale e il corretto uso dei canali di commercializzazione, vogliamo che le Dop facciano sistema per la loro salvaguardia dalle evocazioni, imitazioni e contraffazioni, ma per fare questo il sistema nazionale e comunitario deve essere di supporto alle azioni dei Consorzi”.

Secondo il presidente del Consorzio tra gli strumenti principali per sostenere il Pecorino romano ci sono il piano di regolazione dell’offerta, per l’incentivazione di nuove tipologie di prodotto e nuovi mercati; il miglioramento qualitativo e la modifica del disciplinare, per adeguare la tradizione ad un prodotto adatto ai nuovi consumatori; il riposizionamento del prodotto nel principale mercato di destinazione (Usa), con la promozione attraverso i progetti di internazionalizzazione, di cui due in corso e lo sviluppo di mercati nuovi e remunerativi (Ue, Asia Oceania). Inoltre, si punta alla tutela legale nazionale e internazionale del prodotto e alla diffusione della corretta informazione attraverso i canali scolastici e della ristorazione, Horeca compreso.

“Come ministero – ha aggiunto Martina – ci siamo, e vogliamo offrire gli strumenti adeguati per tutelare i nostri produttori, dobbiamo riconoscere che c’è un enorme potenziale ancora inespresso sulle produzioni del pecorino ed è quello che dobbiamo enfatizzare e su cui si deve lavorare”. Per Martina “è importante riconoscere la forza dell’esperienza sarda, che è la migliore a livello europeo sulla lavorazione del latte di pecora, ma per sfruttare queste qualità, dobbiamo fare ancora passi avanti sull’organizzazione della produzione e sviluppare strumenti per tutelare il reddito dei produttori e collocare al meglio la forza qualitativa nei mercati nazionali e internazionali”.

Intanto, l’assessore dell’Agricoltura Pier Luigi Caria ha proposto uno strumento di legge per obbligare i produttori ovicaprini a indicare i dati produttivi: “Sarebbe auspicabile, provando a normarla per legge, una raccolta costante dei dati di produzione da aggiornare mese per mese, perché senza i numeri non si va da nessuna parte, non si fa programmazione per la trasformazione e quindi per il governo delle vendite. Senza un’analisi puntuale e attenta dei numeri non si potrà mai dare regolarità a tutta la filiera che a ogni oscillazione o crollo penalizza sempre l’anello più debole della catena: i pastori”, ha concluso l’assessore.

Nel suo intervento il presidente del Consorzio ha illustrato alcuni dati. “Il Pecorino romano in ambito nazionale e comunitario è il formaggio da latte di pecora più importante sia in termini quantitativi che di valore generato, rappresentando l’85% della produzione dei formaggi ovini Dop Italiani e il 52% rispetto alle principali Dop ovine dell’Ue – dice – a seguire ci sono il Roquefort (Francia) con il 28 % e il Queso Manchego (Spagna) con il 20%”. Il sistema produttivo del Romano coinvolge oggi 11.236 aziende zootecniche, circa 25.000 addetti complessivi (tra le attività agro zootecniche, della trasformazione e della produzione di beni e servizi collegate alle prime due) e 41 caseifici produttori, di cui 34 associati al Consorzio. Il valore alla produzione nel 2016 è stato di 250 milioni, con un valore generato nel commercio di 484 milioni di euro. In Sardegna costituisce la principale voce di esportazione di beni e valori, al netto dell’esportazione dei prodotti petroliferi. L’export rappresenta la voce principale nella composizione del suo valore commerciale, con il 70% del totale. La principale area di destinazione è il mercato degli Stati Uniti con il 63%, il 30% nel mercato Ue (Italia compresa) e il restante in altri Paesi, con prevalenza verso il Giappone, il Canada e l’Australia. Il mercato nazionale sta registrando un trend positivo dei consumi, pari al +12%, ma contestualmente si registrano quotazioni sul mercato in diminuzione del 7,4%.

La Sardegna si conferma prima regione italiana come numero di capi ovini da latte con 3 milioni 158 mila capi (44% del totale del Paese) e stacca la seconda, la Sicilia con 878.000 capi (12%). Sempre la nostra isola è di gran lunga quella che raccoglie più latte di pecora nelle imprese agricole dell’industria lattiero-casearia con 2.908.749 registrati nel 2016. Tra i formaggi Dop di pecora in Italia il Pecorino romano, con 356.324 quintali, registra la produzione maggiore con l’85,45%, seguita dal Pecorino toscano con 36.500 quintali (8,7%), il Pecorino sardo con 16.000 quintali (3,84%) e Fiore Sardo con 7.595 quintali (1,82%).

Nel 2016 i quintali di latte ovino trasformato in Italia in Pecorino romano (Sardegna-Lazio e Grosseto nell’annata 2015/2016) sono stati 2.052.878 ovvero il 48,3% rispetto al totale nazionale. Il latte di pecora in Sardegna (2.908.749 quintali totali nel 2016 – fonte Istat) che è stato trasformato in Pecorino romano sono stati 1.988.766 quintali, ovvero il 68,3% rispetto al totale dell’isola. Per quanto riguarda i prezzi nel 2016 il prezzo medio registrato di Pecorino romano con stagionatura di cinque mesi è stato di 7,04 euro al chilo per una percentuale di latte trasformato in ‘Romano’ del 70%.

Con 57.595 tonnellate del 2014, l’Italia è il quinto paese mondiale come produzione di formaggio di pecora
. Davanti ci sono solo la Grecia con 125.000 tonnellate, la Cina con 108.000 tonnellate, la Spagna con le 65.544 e la Siria con le 60.500 tonnellate. Secondo lo studio illustrato dal Consorzio del Pecorino Romano, sono calate le produzioni di formaggio di pecora in Europa passando da oltre 520.000 tonnellate del 1995 a 330.000 tonnellate del 2014. Meglio la situazione mondiale incrementata dalle 620.000 tonnellate delle 1995 alle 380.000 del 2014. Per quanto riguarda la rappresentatività percentuale dei paesi produttori di formaggio in Europa, nel 2016, l’Italia balza al primo posto con 32,5%, seguita dalla Spagna col 30% dalla Francia con 28,3%.

L’Italia si conferma al primo posto per l’export di Pecorino Romano verso gli Stati Uniti (New York, Chicago e Los Angeles in testa) col 53% di incidenza nel periodo gennaio-novembre 2017 rispetto agli altri Stati esportatori, poi Spagna e Francia. L’andamento dell’export in volumi nel periodo considerato (gennaio-novembre 2017) è in aumento rispetto allo stesso periodo del 2016 del +34% con 158.906 quintali. Le esportazioni nei Paesi dell’Unione sono in aumentano a ottobre rispetto a settembre del +1,9%, per un totale (da gennaio a ottobre 2017 di 43.365 quintali), mentre il totale complessivo del 2017, rispetto al periodo considerato gennaio-ottobre del 2016, è in aumento del +13,5%. Il maggiore importatore rimane la Germania seguita dalla Francia e Regno Unito. Negli Stati extra Ue il principale Paese importatore è il Giappone con circa 4.500 quintali (+75%) nel periodo gen-ottobre 2017, seguito dal Canada (+3%). Bene l’Australia (+26%) e il Brasile (+83%). “I numeri dicono che il futuro è nei formaggi e lo spazio per le produzioni italiane nei mercati mondiali, che sono in aumento, sono enormi”, ha detto Angelo Rossi, fondatore del Clal, principale società di consulenza del comparto lattiero caseario nazionale. Secondo questi rilevamenti tra i Paesi che registrano una crescita maggiore nei consumi c’è Taiwan con il 43%, seguita dal Messico con il 33% e la Corea del sud con 31%.

Resta l’Europa a 28 Paesi l’area geografica che ha consumato più formaggio nel periodo 2011-2016. In questo arco di tempo si è registrata anche una crescita del +7% raggiungendo oltre 18 chili pro capite. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti, con circa 17 chili pro capite e una crescita nei cinque anni di riferimento, del 10%. “L’Italia è un Paese forte nelle esportazioni di formaggio perché c’è grande qualità – dice Rossi – i formaggi sardi stanno andando molto bene, così come i molli e i grattugiati”. Dai rilevamenti del Clal i dati mensili cumulativi delle esportazioni, in volumi, dei principali formaggi hanno visto una crescita del 29% del Fiore sardo e del Pecorino romano. Per poter contare di più in Europa, i Consorzi dei pecorini Dop guardano poi con interesse al modello del Parmigiano Reggiano, prima Dop al mondo con un volume d’affari nel 2017 di 1,6 miliardi di euro e consumi per 2,6 miliardi. “I Consorzi di tutela, oggi, hanno un ruolo che va oltre la tutela e la vigilanza”, ha detto Nicola Bertinelli, presidente del Parmigiano Reggiano. “La trasparenza dei dati ci dà una forza enorme per sostenere le nostre politiche. Se i Consorzi vogliono avere un ruolo decisivo nel mondo economico, devono anticipare i fenomeni di mercato e dei consumi con la conoscenza dei dati”.

A intervenire, oltre a Palitta, sono stati Angelo Rossi, fondatore del Clal; Gianfranco Gaias del Consorzio del Pecorino romano; il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli; il direttore del Consejo Regulador del Queso Manchego Dop, Pedro Condes Torres; l’assessore regionale dell’Agricoltura Pier Luigi Caria (in sostituzione del presidente Francesco Pigliaru, assente per motivi di salute), Luigi Polizzi dirigente del ministero dell’Agricoltura. È intervenuto anche il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina (in videoconferenza). In platea, tra gli altri: Luigi Lotto, presidente della V commissione in Consiglio regionale; Gianfranco Congiu, capogruppo del Pds in Consiglio; Giuseppe Cuccurese, direttore del Banco di Sardegna; Riccardo Barbieri, direttore di Fidicoop Sardegna; Ignazio Cirronis e Pietro Tandeddu, presidente e direttore di Copagri, Claudio Atzori, presidente di Legacoop Sardegna, Giannetto Arru Bartoli e Matteo Luridiana di Confagricoltura Sassari Olbia-Tempio, Martino Scanu presidente Cia Sardegna. Presenti anche esponenti del settore lattiero caseario in Sardegna (presidenti di cooperative e industriali) tra cui: Renato Illotto, Gianni Maoddi, Andrea Pinna, Salvatore Pala (presidente Oilos), Giuseppe Sechi. Degli altri Consorzi di tutela erano presenti Antonio Maria Sedda (Consorzio Fiore Sardo), Antonello Argiolas (Pecorino Sardo), Vito Arra (Culurgionis Igp).

Nella foto il convegno di oggi ad Alghero

S.I.

Eccellenze, Greentur sbarca a Madrid

SASSARI – E’ iniziata il 17 gennaio e proseguirà fino a domani (domenica 21) la fiera Fitur, una delle più importanti borse del turismo a livello europeo che si tiene ogni anno a Madrid. In questa edizione è presente per la prima volta “Greentur”, il raggruppamento di imprese sarde che sta portando avanti un progetto di internazionalizzazione grazie al contributo della Regione Sardegna.

Si tratta di quattro imprese le cui attività spaziano dalla ricerca scientifica e sviluppo sperimentale nel campo agricolo ed ambientale (Acanthus Coop.), alle attività di turismo rurale (Folia Bio), dalla distribuzione ed esportazione di prodotti agroalimentari (I-Coop) alle nuove tecnologiche dell’informazione e della comunicazione (B&C). Tutti questi ambiti sono stati riuniti in un’offerta integrata, quella di una filiera agro turistico ambientale, che il network sta proponendo sui mercati di Paesi quali Spagna, Germania, Stati Uniti e Russia.

Dopo l’importante esperienza delle manifestazioni di San Pietroburgo (Inwetex) e Barcellona (IBTM), Greentur replica a Madrid proponendo un’ampia offerta turistica che spazia dalle opportunità di educazione ambientale e divertimento della Butterfly House di Olmedo, al relax e al wellness della SPA, alle attività di equitazione in un contesto naturale e incontaminato.

La filiera è completata da un prodotto fortemente innovativo che sta riscuotendo un grande successo in tutti gli eventi fieristici internazionali, dal Summer Fancy Food di New York al World Food di Mosca: il Cestino del Contadino (The Farmer’s Basket), un concept basato sull’idea della ricetta pronta autenticamente italiana, da realizzare facilmente a casa con ingredienti selezionati provenienti da aziende agroalimentari appartenenti ai circuiti della Coldiretti.

Oltre alle versioni iniziali del Cestino del Contadino, che propongono due piatti tipici della tradizione gastronomica sarda, presentate a Madrid, Greentur è in procinto di promuovere al prossimo Winter Fancy Food di San Francisco due versioni del concept pensate e pronte per essere esportate nel mercato americano. Si tratta di un prodotto rinnovato sia nel packaging che nel contenuto, che propone due ricette classiche della tradizione culinaria italiana completamente BIO.

Nella foto il Fitur di Madrid

S.I.

Fondi Psr, ecco altri 7milioni

CAGLIARI – Sono ripartiti i pagamenti del Programma di sviluppo rurale (Psr) a favore delle imprese agricole sarde da parte dell’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura (Agea): tre decreti destinano alla Sardegna 6.976.987,15 euro che andranno a liquidare 3.805 domande. La firma dei provvedimenti è stata comunicata dall’Agenzia regionale Argea Sardegna dopo le interlocuzioni intercorse con Agea. I pagamenti, che non riguardano anticipazioni del PSR 2017, sono relativi a saldi autorizzati da Argea. Si attendono ora i pagamenti degli anticipi relativi alle domande presentate nell’ultima annualità.

Maggiori Misure in pagamento. Con 776 domande in liquidazione, è la Misura sulla Difesa del suolo che raccoglie la maggior quota di erogazioni con 3.423.503 euro. Ci sono poi le 2.714 domande sull’Indennità compensativa per le zone montane e svantaggiate con circa 1 milione e 860 mila euro e la Misura sull’Agricoltura biologica che con oltre 1 milione di euro copre le circa 230 pratiche.

S.I.

Sassari, nuovi vertici Confapi

SASSARI – I nuovi vertici provinciali della Confapi sono stati ricevuti a Palazzo Ducale dal sindaco di Sassari, Nicola Sanna. Francesco Ginesu e Valeria Fadda, Consiglieri Delegati per la provincia e componenti anche della giunta regionale, guidata dal confermato presidente Mirko Murgia, hanno illustrato al primo cittadino turritano i principali obiettivi della nuova dirigenza provinciale che, dopo un lungo periodo di gestione commissariale, punta a rilanciare anche nel Nord dell’Isola l’attività e il ruolo dell’associazione delle piccole e medie industrie.

Il maggior coinvolgimento delle aziende del territorio ed una collaborazione più stretta con enti e amministrazioni, anche al fine di agevolare la partecipazione delle imprese locali negli appalti pubblici, così da garantire nuove opportunità di sviluppo, lavoro e innovazione, sono stati i più importanti temi oggetto dell’incontro con il Sindaco Sanna. E saranno questi gli argomenti che troveranno gli opportuni approfondimenti nella stesura del programma triennale di Confapi che, con il contributo dell’intero Direttivo di Sassari, sarà presto portato al confronto con l’amministrazione comunale e con tutti gli enti e le associazioni del territorio.

Nella foto Valeria Fadda

S.I.

Shopping, un Natale ancora dimesso

CAGLIARI – Malgrado la crisi economica ed il clima di sfiducia già perdurante, si intravvede solo qualche piccolo segnale di ripresa per gli acquisti natalizi anche in Sardegna. E’ quanto emerge dall’indagine sul Natale 2016 realizzata da Confcommercio Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research, con dati rielaborati da Confcommercio Sardegna, che prevede “un Natale ancora dimesso, ma con qualche segnale positivo: manca ancora la spinta in avanti”.

La spesa media è di 166 euro pro capite a livello nazionale (contro o 164 dello scorso anno), mentre in Sardegna si attesta su valori più bassi, circa 120 euro a testa. Il 94,3% dei consumatori stanzierà un budget non superiore ai 300 euro per i regali di Natale. Nel dettaglio sono lievemente aumentati nel 2017 coloro che dichiarano di essere intenzionati a spendere tra i 100 e i 300 euro, il 62,4% (contro il 63% del 2016), mentre il 31.9% spenderà meno di 100 euro. La percentuale dei consumatori che intendono spendere oltre i 300 euro per i regali del Natale 2017, è invece pari al 6,7%: 0,5% oltre i mille euro, 1,8% tra i 500 e i 1.000 euro e 4,4& tra i 300 e i 500 euro.

Rispetto al 2009 siamo però al –25,2% di spesa. Si punta essenzialmente su alimentari (73,2%), giocattoli (49,1%), abbigliamento (48,2%) e prodotti per la cura della persona (37,4%), mentre risultano in calo viaggi, telefonini ed elettronica. In forte crescita gli acquisti online effettuati dal 50,1% dei consumatori (47,8% a livello nazionale) rispetto al 46% dello scorso anno.

Riguardo alle abitudini per il giorno di Natale si assiste anche ad un un leggerissimo incremento della spesa media per il pranzo di Natale: si pagheranno in media 52,3 euro a testa rispetto ai 51 euro del Natale 2016, ma la maggior parte, l’89,3%, degli intervistati trascorrerà il pranzo di Natale in casa con amici e parenti come da tradizione. Solo i’8,3% si recherà in un ristorante, mentre l’2,4% trascorrerà il pranzo di Natale in un ristorante all’estero.

“Questi timidi segnali positivi ci dicono che la ripresa economica nell’Isola stenta a farsi sentire è che i consumatori sentono ancora molte incertezze per il proprio futuro – dice Alberto Bertolotti, presidente Confcommercio Sardegna -. Ora è tempo di bilanci: ci sono quelli formali che vengono messi a punto in queste ore a Roma e a Cagliari, dove la Finanziaria regionale non sarà in grado di dare quelle risposte che i cittadini e le imprese si attendono, stretta tra spesa sanitaria, risorse per far marciare gli uffici e piccoli interventi spot che anticipano una lunga campagna elettorale. Confcommercio – prosegue Bertolotti – continua a sollecitare riforme strutturali, che stentano ad arrivare, investimenti pubblici che possano ridare slancio alle imprese del commercio, del turismo e dei servizi, le uniche attività, non abbiamo paura a ripeterci, a creare lavoro e in grado di generare ricchezza non delocalizzabile”.

Nella foto Bertolotti

S.I.

Aiuti low-cost, multe per 13 vettori

ALGHERO – “Sono 13 le compagnie aeree che dovranno restituire gli aiuti concessi dalla Regione Sardegna tra il 2010 e il 2013”. E’ l’agenzia Ansa ad aver diffuso la notizia che conferma quanto già emerso poco tempo fa. A farne le spese sono gli aeroporti di Cagliari e Olbia. rispettive società di gestione Sogaer e Geasar, in base alla legge 10 del 2010, avevano attivato un regime utile a sviluppare il trasporto aereo e garantire per tutto l’anno i voli da e per l’isola con compagnie selezionate. La decisione è del 2016, ma la lettera inviata all’Italia è stata pubblicata solo recentemente dalla Dg Concorrenza dell’Ue.

La cifra varierebbe da milione di euro e da 8 a 20mln. “I vettori sono Ryanair per i contribuiti ricevuti su Cagliari, EasyJet (Cagliari e Olbia), Air Berlin (Olbia e Cagliari), Meridiana e Air Italy (Olbia), Volotea (Cagliari e Olbia), Air Baltic (Olbia), Vueling (Cagliari e Olbia), Norwegian (Olbia), Jet2.com (Olbia), Niki (Olbia), Tourparade (Cagliari) e Germanwings (Cagliari)”. E specifica sempre l’Ansa, “secondo la Commissione europea, i contributi attivati dalla legge del 2010 avevano concesso ai vettori che hanno operato nei due scali sardi “un vantaggio sleale”. Gli aeroporti, avendo fatto da intermediari nel passaggio dei contributi, non erano stati sanzionati”.

Nella foto due velivoli Ryanair ed Easyjet

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Trasporto aereo, verso gestione unica

ALGHERO – Qualche anno fa, per essere onesti, attraverso qualche confidenza e anche intervista, era stato l’allora componente del Cda della Sogeaal, Franco Simula, a prevedere gran parte delle cose che stanno avvenendo in seno al trasporto aereo locale. Tra le varie cose, fu lo stesso esponente dell’Udc, in rappresentanza della Giunta Tedde, a individuare con certezza l’avvio di un progetto volta a creare un’unica società di gestione aeroportuale in Sardegna. Ma a parte le corrette previsioni, quello di creare una regia unica, è un’idea che vede favorevoli quasi tutte le forze politiche e anche il management delle tre società di gestione presenti in Sardegna (Alghero, Olbia e Cagliari). Ciò anche per trarne dei benefici sull’agognata Continuità Territoriale, come anticipato da Algheronews [Leggi]. Certo, è ovvio, bisogna anche essere capaci di scrivere i vari bandi e collaborare a stretto giro con Bruxelles.

Del resto, vista la concorrenza delle altre mete turistiche, a partire dalla Baleari, e vista l’inerzia dell’impatto su tale mercato della nostra Isola che, nonostante i problemi in Nord-Africa, ha dei numeri ottimali solo nei tre mesi di altissima stagione e dopo, nei “mesi spalla”, c’è quasi il deserto, è importante unirsi per avere anche più potere contrattuale con le varie compagnie aeree che possono contare così su un bacino di viaggiatori che, su tre scali, può arrivare anche ai 5milioni passeggeri.

E proprio sul meta della Rete aeroportuale e Destination Management Organization, gestione organizzata di tutti gli elementi che compongono una destinazione, traffico aereo e interventi infrastrutturali, si è tenuto a Villa Devoto ieri tra il presidente Francesco Pigliaru, gli assessori del Turismo e dei Trasporti, Barbara Argiolas e Carlo Careddu, il capo di Gabinetto dell’assessorato dei Lavori Pubblici, Mario Uras, e i vertici della Società di gestione aeroportuale di Olbia Geasar, Marco Rigotti, Silvio Pippobello e Agostino Cicalò.

Il presidente e gli assessori hanno ribadito “il grande interesse della Regione sulla realizzazione del sistema unico aeroportuale quale obiettivo fondamentale per garantire maggiore competitività ed efficienza dei tre scali isolani e sulle potenzialità della DMO per lo sviluppo del turismo. Affrontato anche il tema dell’allungamento della pista e della sua manutenzione”.

Nella foto l’aeroporto di Alghero

S.I.

Accordo Marinedi e Fountaine Pajot

ALGHERO – Il Gruppo Marinedi, primo network portuale turistico italiano, attualmente composto da 13 Marina operativi, per un totale di 5520 posti barca, ed altri 10 in sviluppo e Fountaine Pajot, azienda francese leader nel settore della produzione di catamarani di lusso, sia a vela che a motore, hanno siglato una importante partnership con l’obiettivo di favorire lo sviluppo del settore dei multiscafo e del turismo nautico nelle coste del Mediterraneo centrale.

Grazie a questa partnership, i Clienti di Fountaine Pajot potranno navigare lungo le coste del Mediterraneo centrale, scoprendo itinerari inaspettati ed ancora intatti, usufruendo dei servizi di qualità offerti dai Marina della Rete Marinedi a condizioni esclusive. Inoltre con questa Partnership, i due Gruppi rafforzano ulteriormente il proprio impegno verso i temi ambientali e la promozione della cultura del Mare. Il Gruppo Marinedi, che può vantare tra i suoi Marina l’unico porto in Italia ubicato all’interno di un’area marina protetta, il Marina di Villasimius, e che da sempre collabora con diverse associazioni di tutela dell’ambiente marino, offrirà infatti condizioni ancora più vantaggiose ai clienti di Fountaine Pajot proprietari delle ultime versioni Eco Cruising.

“L’accordo con il Gruppo Marinedi- spiegano Domenico Furci e Steven Guedeu di Fountaine Pajot, – e con i suoi vari Marina dislocati nel Mediterraneo, ha l’obiettivo di incrementare i servizi after sales per i nostri clienti italiani e stranieri , garantendo un ormeggio sicuro, a prezzi competitivi e con servizi all’altezza degli elevati standard di Fountaine Pajot, in alcuni dei tratti più belli del Mediterraneo”

Secondo Renato Marconi, amministratore del Gruppo Marinedi, “il segmento dei Catamarani è molto interessante, con buone prospettive di crescita in base ai trend attuali di mercato. Il Gruppo Marinedi vuole essere un punto di riferimento per le imbarcazioni multiscafo, che, grazie al comfort che possono offrire, sono un ottimo strumento per avvicinare sempre più persone al mondo della nautica”. Grazie a questa partnership verranno organizzati alcuni eventi per far scoprire agli appassionati di nautica la qualità dei prodotti del Gruppo francese e le splendide location dove sono ubicati i Marina della Rete Marinedi. Il progetto Marinedi in continua espansione porterà tra qualche anno a connettere alla Rete oltre venti Marina operativi nel Mediterraneo, pronti ad accogliere i clienti Fountaine Pajot, sicuri di trovare nella Rete una offerta di qualità a condizioni vantaggiose.

Nella foto un catamarano Foutaine Pajot

S.I.