ALGHERO – Non è vero che siamo tutti uguali. Nonostante, soprattutto, nelle periferie del Belpaese, come questa, si cerchi di praticare una massificazione verso il baso, che comporta “l’uccisione in culla” dei singoli virtuosismi, capacità e conoscenze a fronte di banalità e soprattutto mediocrità, però, spesso premiate, sussistono, quasi resistendo, differenze che puntano al meglio. E questo accade perfino in una condizione socio-politico ed economica piuttosto arida se non desertica.
Ragionamento che può riguardare diversi ambiti professionali (vedi giornalismo e comunicazione), culturali e artistici, ma in questo caso ci si sofferma su quelli apicali in ambito amministrativo. Ed è così che, a fronte di reiterate cantilene e soliti refrain, la classica “voce fuori dal coro” emerge. E lo fa in maniera preponderante e sonora tanto che quasi nessuno ne parla. Del resto, essere non partecipi del gregge, costa fatica e, troppo spesso, oblio. Ma, trattandosi di personalità strutturate, il modo di emergere lo trovano sempre. Con fatica, ma si trova.
E’ l’esempio dell’ex-presidente dell’Anci Sardegna e già sindaco di Bortigiadas, esponente del Partito Democratico, Emiliano Deiana che, da tempo, punta i riflettori sulle vere questioni. Senza fronzoli e senza, soprattutto, fare sconti, ma sempre all’interno della galanteria che richiede, nonostante tutto, la politica. Tra l’altro, fatto più unico che raro, ha rinunciato ad un incarico in Regione, con la Giunta Todde, nell’assessora all’Urbanistica di Spanedda per “differenze di vedute” che, già, questo fa comprendere abbastanza su quello che poi, come riportiamo qui di seguito, ha giustamente commentato Emiliano Deiana andando ad accendere i fari sul tema dei temi: la Sardegna non produce lavoro e ricchezza. E ciò a fronte ai grandi numeri in termini di arrivi e presenze turistiche che si registrano ogni anno.
A questo punto sorge spontanea la domanda: a cosa serve tutto carico antropico, concentrato in 4 mesi circa, se produce poco o niente e mette in sofferenze tutti i servizi? Alcuni, sbagliando, direbbero che bisogna vietare, limitare, bloccare. Troppo facile e, se ci si permette, puerile. La verità è che, come ogni processo, se non lo si governa si viene travolti. Altro che overtourism. I flussi dei visitatori, anche i movimenti interni, vanno studiati, gestiti e governati al fine di produrre benessere e ricchezza per molti e non, invece, tantissimo, come accade, per pochi e qualche briciola per gli altri. Ma, per fare questo, ad Alghero come negli altri luoghi, bisogna avere coraggio ad essere diseguali e non chini e proni a qualsivoglia capobastone.
La Regione Sardegna ha, finalmente, una legge di bilancio. Complimenti all’Assessore e Vicepresidente Giuseppe Meloni che ci ha lavorato cercando e trovando compromessi complessi. Non scrivo per dare un giudizio sulla manovra — attendo di leggere il testo definitivo — ma per proporre un ragionamento. Come sa bene chi mi conosce mi sono sempre occupato — dal lato enti locali (comune, Cal, Anci) — dei bilanci della Regione; ho una discreta memoria e un ottimo archivio. Analizziamo un arco temporale di 10 anni 2015-2025 e prendiamo gli anni “limite”.
“Nel 2015 la manovra di bilancio era di circa 8 miliardi. Governava Pigliaru e assessore del bilancio era Raffaele Paci. Sulla sanità si spendevano 3.3 miliardi di euro. Nel 2025 la manovra di bilancio è di 10 miliardi. Sulla sanità si spendono 4.05 miliardi di euro. Nel post-pandemia (2022) la spesa sulla sanità era già salita a 3.7 miliardi. In 10 anni il bilancio è cresciuto per le diverse fasi delle varie “vertenze entrate” (ricorsi, accordi etc) e per altre “piccole questioni”. Negli ultimi 5 anni 2020-2025 le compartecipazioni IRPEF sono diminuite: 2.35 miliardi nel 2020; 2.27 nel 2025″.
“Ciò che è aumentato in maniera esponenziale — invece — è la compartecipazione del gettito Iva”. Da 1.96 miliardi del 2020 a 2.90 miliardi del 2025. I consumi, dunque, “paiono” cresciuto. Ma la domanda è: quali consumi? Per la mia pratica di mondo — non avendo dati a disposizione ufficiali — mi sembra possa essere in gran parte addebitabili all’Iva sulla benzina che nel 2020 costava 1.431,09 e 1.803,42 del primo trimestre del 2025″.
“Alla fine le domanda che pongo (e mi pongo) sono poche: a) perché aumentando la spesa sanitaria di quasi un miliardo nell’ultimo decennio i servizi sono grandemente scaduti tanto da renderli unanimemente inaccettabili ? b) i conti della regione — con un aumento pauroso delle burocrazie pubbliche — per quanto tempo ancora reggeranno a fronte di 5.000 giovani all’anno che se ne vanno? c) come si produce lavoro e ricchezza in una regione che ha, sostanzialmente, smesso di produrre? Non avendo — per ora — risposte da dare mi sento di lasciare le questioni in sospeso in attesa che riprenda un dibattito pubblico sul tema”.