Il Centro Mentale non può chiudere

ALGHERO – “Sembrano a tutt’oggi caduti nel vuoto i vari interventi da parte di esponenti politici sardi, con in testa il sindaco di Alghero Mario Bruno, volti a sensibilizzare i vertici Asl affinchè il Centro di salute mentale algherese possa riprendere a funzionare e garantire importanti e indispensabili servizi a quei cittadini gravati, insieme alle loro famiglie, dal pesante fardello della malattia mentale. In Italia la legge non costringe il malato a curarsi, se non in caso di pericolosità per se stesso e gli altri: ossia quando manifesta atteggiamenti sconsiderati e aggressivi nonchè palese volontà di suicidio. E’ in queste situazioni che si ricorre al TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) disposto da un provvedimento del Sindaco, che risolve solo temporaneamente il problema sottoponendo il paziente ad un ricovero coatto nella fase più acuta della patologia mentale”. Cosi i consiglieri Franca Carta, Vittorio Curedda e Giuseppe Fadda sulla questione del Cim che è vicino alla chiusura.

“Tornato a casa per l’ammalato ricomincia la dolorosa routine di solitudine, degrado ed emarginazione; totalmente a carico della famiglia, che non ha gli strumenti utili ad affrontarla, assegnando ad amici e parenti il ruolo di vittime indifese, alla stregua dello stesso paziente pschiatrico. I centri di salute mentale sono nati in seguito alla chiusura dei manicomi, voluta dalla legge Basaglia, e fungono da erogatori di servizi socio sanitari che dovrebbero favorire il reinserimento sociale dei pazienti, con l’ausilio di una equipe multidisciplinare composta da medici psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori ed infermieri. Attualmente ad Alghero il CSM è sottodimensionato rispetto alle dotazioni necessarie ad un bacino di utenza di almeno 20 Comuni e una popolazione complessiva pari a 80.000 persone. Mediamente circa 1000/1100 utenti l’anno si rivolgono alla struttura, considerando anche l’aumento delle presenze nel territorio durante la stagione estiva. Vogliamo sottolineare, con forza e determinazione, come la carenza di personale non abbia favorito l’erogazione di borse lavoro, che avrebbero favorito l’inserimento lavorativo di alcuni pazienti, nella consapevolezza che un’occupazione può diventare terapia e cura per chi soffre di disagio psichico”.

“Sono sempre più numerose le sollecitazioni che ci giungono da familiari e utenti che, oltre a sopportare la malattia, subiscono la grave carenza della struttura preposta al servizio sanitario dovuto a questi nostri concittadini sofferenti. E’ tempo che il loro grido d’allarme scuota le coscienze rispetto ad una situazione che diventa ogni giorno più grave ed insostenibile; ed è impensabile continuare a far affidamento sulla buona volontà di operatori la cui dedizione, seria e responsabile, non può essere l’unico baluardo alla sofferenza delle persone.
E’ arrivato il momento di restituire dignità al lavoro degli operatori sanitari e, soprattutto, ai malati che non possono e non devono essere più considerati una “vergogna sociale”, ed essere costretti, loro e le loro famiglie, a consumare la loro già precaria esistenza dentro le pareti domestiche”.

“La difesa della salute e la tutela sociale sono un diritto inalienabile; ed una società civile non può ritenersi tale se abbandona al proprio destino i malati in genere, ma ancor più quelli più fragili e indifesi.
Ribadiamo la nostra contrarietà al declassamento della comunità terapeutica algherese indispensabile per un territorio vasto, nonché la mortificazione della professionalità medica e ci sentiamo in dovere di sollecitare ulteriormente tutte le parti politiche ad una maggior vigore nell’esercizio del ruolo di guida della nostra comunità che gli è proprio, al fine di restituire la necessaria efficienza al Centro di Salute Mentale del Distretto Sanitario di Alghero”.

Nella foto Franca Carta

S.I.