ALGHERO – “Con il presente appello desidero esprimere profondo rammarico per la decisione di chiudere definitivamente la cappella dell’ospedale, e chiedo con fervore che si trovi una soluzione che preservi, seppur in forma ridotta, questo spazio di conforto per i degenti e i loro familiari.
La cappella rappresenta un rifugio prezioso per chi, tra le pareti di un ospedale, si trova a fronteggiare momenti di sofferenza, dolore e incertezza. È un luogo dove molti trovano conforto spirituale e uno spazio di raccoglimento, essenziale per chi vive il dramma della malattia o accompagna un caro nel suo percorso di cura. In molte occasioni, è in questo piccolo luogo che le persone possono trovare un momento di pace e raccoglimento che allevia almeno in parte il loro peso emotivo.
Comprendo le esigenze logistiche e organizzative dell’ospedale, ma sono convinto che sia possibile trovare una soluzione che non implichi la chiusura totale della cappella. Una riduzione dello spazio o una ricollocazione potrebbe consentire di rispondere alle necessità della struttura senza sacrificare completamente questo prezioso luogo di conforto e preghiera.
Mi preme inoltre evitare che si realizzi ciò che già è avvenuto all’Ospedale Marino, dove la cappella è stata smantellata e la madonnina relegata in uno sgabuzzino. Questo evento ha suscitato grande tristezza tra i pazienti e il personale, e spero che qui si possa trovare un compromesso che permetta di mantenere uno spazio per il raccoglimento spirituale.
In un momento storico in cui l’attenzione per la salute mentale ed emotiva dei pazienti e dei loro cari è più che mai importante, la chiusura della cappella rischia di privare molti di un sostegno silenzioso ma essenziale.
Auspico che questo appello venga ascoltato e che l’ospedale possa farsi promotore di un’iniziativa che concili esigenze organizzative e benessere spirituale dei pazienti, in linea con la missione di umanità che ogni ospedale dovrebbe rappresentare.
Confido nella vostra sensibilità e nell’attenzione a questa richiesta. Con rispetto e speranza”.
Alberto Bamonti