ROMA – Dopo lo scontato voto della Camera, con l’unica sorpresa di Renata Polverini, storica rappresentante della destra romana e che ha votato la fiducia al Governo di Sinistra a guida Conte e con e dure critiche al Governo con in testa Giorgia Meloni di Fdi e la stoica difesa di Crippa di 5Stelle, oggi c’è l’esame del Senato. Anche qui, nonostante i diffusi isterismi e le tifoserie di parte (con la stampa totalmente schierata per questo o quello), non accadrà niente di trascendentale se non la certificazione che l’Esecutivo non ha la maggioranza.
Riuscirà a superare lo scoglio di Palazzo Madama grazie anche alla probabile astensione di Italia Viva, al voto dei senatori a vita e a qualche transfugo (o voltagabbana o volenteroso), ma oggi, salvo sorprese, arriverà la conferma che i numeri di avvio sono evaporati. Erano 166 mentre oggi, secondo gli esperti, non arriveranno a 156/157, dunque anche sotto la maggioranza assoluta di 161. Questo, almeno nel linguaggio della politica, da sempre, significa: sfiducia. Solitamente, in questi casi, il Premier dovrebbe recarsi dal Presidente della Repubblica è rimettere il proprio mandato. Ma, quasi certamente, non andrà così, anzi. Vivendo nell’epoca non post-ideologica, ma oramai si potrebbe dire post-politica e certamente post-partitica, andranno avanti sperando di trovare qualche nuovo sostegno dettato dalle personali o poco più necessità visto che, quanto richiesto da Mattarella (e ribadito da Zingaretti), ovvero la creazione di un nuovo movimento politico, non è stata realizzata.
A questo punto le strade sono due: se a breve Conte incassa ulteriori ingressi in maggioranza con la creazione di un progetto ben definito, si potrà andare avanti, presumibilmente fino a superare il “Semestre bianco” in vista dell’elezioni del Presidente della Repubblica (luglio fine 2021 in cui non si può andare al voto) e dunque probabilmente finire la legislatura o andare al voto nel 2022, mentre se nell’arco di un paio di settimane non si palesa tale situazione è quasi scontato il voto anticipato a giugno. D’altra parte non si è mai visto un Premier, nell’arco di alcun mesi, avere delle maggioranze cosi diverse e perfino opposte (da Salvini, a Renzi e Pd fino ad oggi)
Diario crisi. Oggi la giornata inizia alle 9,30, con le comunicazioni del premier Giuseppe Conte in Senato dedicate alla barcollante situazione politica italiana. Sono previste in tutto 5 ore di discussione generale, intervallate da due interruzioni: dalle 12,30 alle 13,30 e dalle 16,30 alle 17,30. Alla ripresa delle 17,30 è prevista la replica di Conte. Seguiranno le dichiarazioni di voto sulla fiducia che verrà chiesta dal presidente del Consiglio in analogia con quanto è avvenuto oggi alla Camera. Le procedure di voto dovrebbero iniziare alle 19,30 mentre l’esito è atteso intorno alle 20,30