ALGHERO – Ci sono immagini che restano impresse per sempre e che fotografano un momento storico. Nella vita, cosi nella politica. Pertini che esulta per la vittoria dell’Itala ai Mondiali di calcio, l’infame lancio di monetine contro Craxi, le corna di Berlusconi al vertice Ue fino ad arrivare al Papetee di Salvini, ma anche alle gite in barca di D’Alema e le vacanze dorate di vari leader tra cui quelle in Costa Smeralda di Grillo.
Allo stesso modo non potrà non restare impressa l’immagine di un Parlamento che esulta per la seconda consecutiva elezione di Mattarella a Presidente della Repubblica. Una scena agghiacciante che, come detto, fotografa il momento che, tra gli altri deficit del Paese, palesa una siderale lontananza del Palazzo dai cittadini. Tanto più che questa elezione è arrivata dopo una settimana che ha messo a nudo un classe di dirigenza politica che, per proprie ammissioni, “ha fallito”. Eppure sono lì, ad esultare. Per che cosa, non è chiaro saperlo.
Il nobile gesto di Mattarella, infatti, è arrivato solo dopo la richiesta, o meglio preghiera, di Draghi verso l’uscente Capo dello Stato affinchè potesse restare al suo posto. Il peggio che potesse accadere, e non per Mattarella, presidente amato e di grande livello, ma per la “non scelta” dei partiti. Il peggio che può fare la politica: “non scegliere”. Tutto nasce dal fatto che l’attuale Parlamento, dalla composizione “travisata” a causa dell’infinita emorragia dei 5 Stelle, partito che di fatto è passato da maggioranza relativa a quasi minoranza, si è sentito messo all’angolo da uno dei pochi giganti che ancora l’Italia nel mazzo delle sue carte ovvero Mario Draghi. Composizione “travisata” non solo dal “cambio di casacca” di un centinaio di Grillini, ma anche da un Centrodestra letteralmente spaccato con due partiti in maggioranza con Pd, 52 e Leu (ovvero Forza Italia e Lega), mentre Fdi all’opposizione: un quadro non sopportabile e che, infatti, è saltato in aria.
Un terrore di contare ancora meno, alla luce anche dei tanti fondi da spendere nel Pnrr e soprattutto delle prossime scadenze elettorali e anche del taglio dei parlamentari (tra l’altro voluto da coloro che oggi hanno il maggior timore di sparire), che ha prodotto lo stallo che abbiamo visto (o meglio subito) tutti. Stallo superato, come detto, dal “passo indietro” di Draghi verso Mattarella che palesa una sconfitta generale dei partiti che non potrà che portare a dei cambiamenti piuttosto importanti nello scenario politico nazionale e, a cascata, regionale e locale.
Una cosa è certa: c’era e c’è poco da esultare. C’è invece da comprendere che “giocarsi” anche i due a “capo dell’Italia” di oggi, sarebbe da scriteriati. Nessuno vuol dire che senza Mattarella e Draghi tutto potrebbe saltare in aria, ma siamo appesi ad un filo. E questo sebbene l’Italia offra, dalla cosi detta “società civile”, tanti elementi validi. Ma mentre un tempo confluivano nei partiti, oggi, per diffuse responsabilità, ne stanno molto alla larga. E questo è, forse, il problema dei problemi: l’assenza di partiti e leadership. La salvezza sarà il ritorno del “Proporzionale”? Chissà…sicuramente, oggi, c’è poco da esultare.