ALGHERO – “Daga è un mio amico, Alghero è pulita più di prima e io sono del Partito Democratico”. Questo in estrema sintesi quanto detto dell’intervista ad un quotidiano regionale dall’assessore Raniero Selva. Se non fosse vera, qualcuno a cui venisse raccontata, stenterebbe a crederci. E così ieri è stato, quando ha iniziato a circolare la voce di queste dichiarazioni, che per molti non possono non rientrare nell’affresco marziano (anzi marxiano) costruito in questi ultimi anni da chi guida il Comune di Alghero. Oltre a sobbalzare sulla sedia, era prevedibile che le persone tirate in ballo non avrebbero non potuto rispondere. E così è stato. Ancora una volta su facebook, piattaforma preferita dalla società algherese che oramai ha preso il posto (oggettivamente) degli scambi reali per riposizionarli perennemente sul famoso social. Tra i tanti, il commento più dettagliato è quello di Enrico Daga che d’altra parte, ancora una volta, dopo le mani tese e la proposta del ruolo di vice-sindaco provenute da Mario Bruno, rispedite senza indugio al mittente, pare dominare i sogni o perfino gli incubi di chi siede a Sant’Anna.
“In pieno stile bruniano l’assessore alla mondezza, in questa delirante autocelebrazione a mezzo stampa, è convinto che farà cambiare idea agli algheresi che hanno vissuto una delle peggiori estati sotto il profilo del decoro urbano. Senza pudore. Egli non si rende neanche conto che, con queste dichiarazioni, accusa il suo predecessore Cacciotto di essere stato una nullità”, e poi ancora “il delegato alla mondezza asserisce di aver informato il sottoscritto del fatto che si stava tuffando, mani e piedi, a spartirsi la torta (di plastica): niente di più falso, anche perché gli avrei suggerito un percorso – fatto ad amico quale mi reputavo – che gli evitasse di fare la pessima figuraccia a cui nessun principiante senziente si sarebbe mai sottoposto al cospetto di una città, di un territorio, di un’ isola intera”.
“Gli avrei suggerito in primis di dimettersi da una segreteria cittadina e da una direzione provinciale nella quale è stato accolto non certo per meriti propri. Questo per non essere considerato, dalla comunità politica in cui aveva deciso di impegnarsi, quale “alto traditore”. E qui mi fermo. Non solo non mi ha informato della scelta (non era a me che doveva dirlo, ma al segretario del partito), ma ha confidato ad alcuni amici comuni, di aver tramato di nascosto, perché era certo che avrei reagito in malo modo. Era vero, e aggiungo che mi sarei incazzato principalmente nel suo interesse”, continua Daga “leggere che urlare non porta a nessun risultato, di aver assunto nel suo gesto una responsabilità – aggiungo io – sentendosi il salvatore della patria (casa sua?), contraddicendo tutto il proprio percorso di anni in cui, all’uscio dalla sua bottega, ha fatto spezzatino del gruppo dirigente con cui ora siede nella spartizione del nulla. È abominio politico vero. Disgusto assoluto. È quasi visibile fisicamente il suo sputo nel piatto dove ha mangiato” e infine “evito di commentare questa scelta sotto il profilo umano, fatelo voi, io dovrei rivedere gli ultimi quindici anni della mia vita, non è questo il luogo”.
Nella foto Selva mentre firma le deleghe ad assessore all’Ecologia e Ambiente
S.I.