Decadenza Todde, Maninchedda “metta a nudo” il Consiglio Regionale e non solo

CAGLIARI – “Mi pare che tra i consiglieri regionali più del diritto poté il tifo (interessato).
Nessuno prende atto dell’ordinanza del Collegio di Garanzia Elettorale sulla decadenza della Presidente Todde; tutti si pronunciano, maggioranza e opposizione (fa più la paura della verità!) per dichiararla ultra legem, come ha fatto anche ieri il presidente del Consiglio regionale Comandini.
Grazie a Dio i giudici, sebbene risentano – e non poco – dell’opinione pubblica, debbono condursi secondo le leggi anche verso chi pretende di non essere soggetto a esse, in ragione della carica rivestita (questa è la pretesa abnorme, elitaria, sfacciata e insopportabile dei legali della Todde).
Si chiama sovranità della legge ed è un caposaldo dello Stato di Diritto. L’État c’est moi = Lo Stato sono io diceva (forse) Luigi XIV di Francia, facendo di se stesso la legge; dopo la Rivoluzione inglese, dopo Hume e Locke, dopo la parte liberale della Rivoluzione Francese, anche il re è soggetto alla legge. Anche la Todde e Comandini sono soggetti alla legge. Cominciamo a fissare questo sano principio.

Mi costituirò contro di voi Io, ormai, vivo abbastanza isolato, non perché mi piaccia, ma perché ho capito che la parte peggiore di me viene domata dal silenzio. Tuttavia, non vorrei che si pensasse che mi sono rincoglionito.
Mi dispiacerebbe assai.
Mi ha fatto specie il coretto negazionista dei consiglieri regionali, orientato, a cuncordu, a negare la decadenza della Presidente, già dichiarata, e del Consiglio regionale (da dichiararsi). Non che non capisca il dramma di chi ha un ruolo in società perché ha un ruolo politico e non per il contrario, però questa non è una partita di opinioni dove ha ragione chi ha più consenso.
Questa è una partita di regole, violate o rispettate, e un giudice si è già pronunciato nel dire che le regole sono state violate.
Ora la legge mette in capo al Consiglio regionale ulteriori adempimenti e ho la netta sensazione che il Consiglio non voglia adempiere.
Perfetto.
Vorrei dire ai consiglieri regionali che qualora la loro decisione fosse ai miei occhi difforme dal dettato della legge, io mi costituirò in giudizio contro di loro. Ho già chiesto a tre avvocati la disponibilità a costituire un collegio difensivo della tesi della decadenza della presidente e del Consiglio dinanzi alla Curia competente.
La legge me lo consente in quanto elettore e io difenderò la tesi della decadenza, perché sono sicuro della violazione delle norme da parte della Presidente Todde e perché ho un giudizio di ignobiltà civica di questo Consiglio regionale che, con un’intesa tra maggioranza e opposizione, ha votato due mini finanziarie con le quali ha distribuito 22 milioni di euro a amici e conoscenti, coprendo un peculato di fatto con l’azione più alta che un Consiglio possa esercitare, quella legislativa.
Insomma, i consiglieri regionali non pensino di giocare a football in uno stadio chiuso e senza arbitri.
Loro assumano le decisioni che ritengano più opportune; io, da elettore, valuterò e, nel caso, agirò in giudizio contro di loro. Non appena gli avvocati mi daranno conferma definitiva della loro disponibilità, aprirò un conto corrente dedicato per i versamenti di coloro che vorranno sostenere la causa.

La favola Coinu Mi sono addormentato felice dopo aver letto sull’Unione Sarda la favola Coinu. Mi è piaciuta. Ben argomentata, suggestiva, consolatoria, arguta.
Resto, però, della mia idea.
Il presidente della Regione Sardegna viene eletto contestualmente al Consiglio regionale, nella stessa tornata elettorale, con la stessa scheda, ne determina la composizione, perché sul voto a lui si calcola il premio di maggioranza, ha lo stesso trattamento economico e gli stessi diritti/doveri degli altri consiglieri regionali (ha diritto di voto, di iniziativa legislativa e di sindacato…) ecc. ecc. Insomma, è un consigliere regionale a tutti gli effetti.
Si argomenta che la 515/1993 è una vecchia legge che non ha contemplato il caso della decadenza del consigliere che determina la decadenza di tutti i consiglieri.
Che strano che la stessa logica non venga applicata alla norma elettorale sarda che determina sul voto al presidente il premio di maggioranza.
Intendo dire che chi si oppone al riverbero su tutti delle azioni di uno, fino a ipotizzarne la incostituzionalità (vorrei ricordare che i non pochi che, durante i processi per i Fondi dei gruppi, si affidarono alla tesi difensiva fondata sulla pretesa incostituzionalità dell’azione penale contro il Consiglio, la presero in testa in malo modo), dovrebbe contestarlo anche quando queste azioni determinano i vantaggi per tutti. Invece no; si pretende che il simul stabunt simul cadent, che lega in Sardegna il destino del Presidente a quello dei consiglieri, valga solo per il consistere e non per il cadere. Ci sarà da divertirsi in giudizio.
Come pure si argomenta che la 515/93 sia una legge ‘antica’ (argomento del sen. Meloni che, se esibita in sede di esame universitario, temo avrebbe avuto esiti infausti) che non tiene conto del mutato quadro delle leggi elettorali regionali.
Benissimo.
Prendiamo allora una legge più recente, per esempio la Severino L. 190/2012, e il Decreto legislativo 235/2012 che dà attuazione alla disposizione di cui all’art.1, comma 63 della legge. Sono le norme sulla decadenza degli amministratori colpiti da condanne in primo grado che, anche in Sardegna, hanno già trovato applicazione. Ebbene, la norma non si preoccupa di differenziare i casi di decadenza se il decaduto è consigliere o sindaco o presidente di Regione, ed è ovvio che sia così. Se a decadere è il sindaco, decade anche il Consiglio comunale e mi pare sia già accaduto.
Dunque, ci si sbracci pure, ma sempre con un po’ di logica e, se possibile, con un residuo di dignità.

Il brufolino si è infettato Nel frattempo, i media hanno cominciato a scandagliare i documenti presentati dalla Todde e oggetto della censura del Collegio di Garanzia, nonché quelli presentati dai consiglieri regionali.
Io suggerirei a tutti di tacere e di non aggiungere balla a balle.
Per esempio. L’ex Presidente Solinas ha contestato alla Todde di aver usato non una, ma due sedi, di cui solo una presente nel rendiconto, non della Todde, sebbene sia stata usata dalla Todde, ma del Comitato pro Todde. Solinas ha ricordato che la Todde avrebbe così violato un’altra norma di trasparenza e, per tutta risposta, la Todde ha diffuso una nota nella quale si dice che la seconda sede è stata usata solo per due giorni.
Sicuri?
Sicuri che se un ispettore di PG andasse dai vicini, dal proprietario dell’immobile, dai fornitori dei servizi durante la campagna elettorale, troverebbe conferma di un uso limitato a quarantotto ore? Io ci andrei cauto.
Come pure andrei cauto, fossi un consigliere regionale, a sbandierare di aver speso solo 500 euro dopo aver tappezzato il collegio elettorale con i manifesti del proprio faccione. Solo di affissioni, il buon ispettore di PG troverebbe più di qualche migliaio di euro di spesa.
Nel merito del rendiconto Todde, L’Unione sta finalmente facendo la sua parte e ne sta mostrando le imbarazzanti contraddizioni che convergono tutte a dare ragione al Collegio: il rendiconto presentato non è quello delle spese della Todde, per cui la Todde non ha presentato e non è in grado di presentare, oggi per allora, il rendiconto delle spese elettorali che pure ci sono state, motivo della decadenza. Il brufolino di Ballero è infettato”.

Paolo Maninchedda da Sardegna e Libertà