Doppia preferenza, domani il voto

CAGLIARI – Domani Martedi 14 Novembre finalmente approderà in aula la discussione sulla doppia preferenza di genere. Il movimento Meglio in Due chiama a raccolta gli oltre 200 Comuni della Sardegna che hanno aderito alla Mobilitazione in favore della Doppia Preferenza e tutte le associazioni e Reti di Donne che in questi mesi si sono uniti alla Battaglia. “ Non possiamo permetterci un altro 2013, un’altra richiesta di voto segreto, altri giochi al rinvio magari con emendamenti vari per allungare i tempi o strategie simili. Dalle parole si deve necessariamente passare ai fatti e quindi votare palesemente per l’introduzione della Doppia Preferenza di Genere. Noi saremo lì ad osservare e insieme a noi ci saranno gli oltre 200 Comuni che hanno aderito alla nostra battaglia e tutti i gruppi e associazioni. Pensate di poter venire meno alle promesse fatte, ai proclami pro doppia preferenza, pro parità, pro democrazia?” dichiarano le coordinatrici del movimento Meglio in Due Carla Poddana, Elena Secci, Lucia Tidu.

“Il percorso è stato lungo e tortuoso ma non ci siamo mai arrese perché crediamo fortemente in questa lotta; Meglio in Due nasce per dare gambe alla battaglia di democrazia per l’introduzione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale Regionale Sarda. Abbiamo coinvolto l’intero territorio Sardo bussando alle porte dei 377 comuni della Sardegna. Il motivo di questa scelta risiede nel fatto che nel 2013 una legge dello Stato ha introdotto la doppia preferenza di genere per i Comuni sopra i 5.000 abitanti, permettendo loro di sperimentare questo strumento di riequilibrio di genere. I dati dimostrano che le percentuali di eletti donne/uomo stanno cambiando consentendo di iniziare un cammino verso la rimozione di quegli ostacoli che limitano una paritaria partecipazione alla vita politica .

Quindi abbiamo ritenuto che i Comuni dovevano essere i testimoni della forza di questo strumento di democrazia paritaria e potevano insieme a noi scuotere e convincere il Consiglio Regionale affinchè adeguasse la Legge elettorale Regionale introducendo la doppia preferenza di genere.” “Abbiamo inviato a ogni comune della Sardegna una Mozione nella quale si chiedeva all’assemblea di sostenere la battaglia per l’introduzione della doppia preferenza di genere. Approvando la mozione hanno sottoscritto insieme al movimento Meglio in Due un appello rivolto al Presidente del Consiglio e al Presidente della Regione, con richiesta di inserimento in calendario l’introduzione della doppia preferenza di genere. I comuni che hanno aderito sono stati tantissimi e le mozioni così approvate sono arrivate come un fiume in piena dentro il palazzo regionale. Non si poteva rimanere sordi di fronte alla quasi totale assenza di donne all’interno del nostro consiglio regionale ; e questo è stato il nostro modo per scuotere le coscienze e arrivare con la forza dell’intera Sardegna dentro il palazzo che sembrava avesse dimenticato il problema.

La battaglia viene da lontano, tante tra le persone che animano Meglio in Due quattro anni fa assistevano alle sedute del Consiglio Regionale in occasione della discussione e approvazione della legge elettorale regionale statutaria. Le mobilitazioni di allora, delle tantissime donne impegnate attivamente nel mondo politico, delle associazioni e delle commissioni pari opportunità di tutti i livelli, erano volte a rimarcare la necessità, il diritto e il dovere di votare e quindi introdurre nella legge elettorale regionale la doppia preferenza. Ma ben lontani da questo mondo, sordi alle richieste e poco propensi ad applicare la Costituzione o lo Statuto Speciale della Regione Sardegna, o consultare le leggi elettorali degli altri stati o delle altre Regioni ; i nostri Politici nel 2013 decisero che non vi era nessuna necessità di introdurre un meccanismo che permettesse di “conseguire l’equilibrio tra uomini e donne nella rappresentanza” e non vi fosse necessità di “promuovere condizioni di parità nell’accesso alla carica di consigliere regionale” (Cit. art. 16 statuto speciale regione Sardegna), e con una richiesta di VOTO SEGRETO fatta da un Consigliere Regionale, riuscirono a sopprimere l’articolo che conteneva l’emendamento sulla doppia preferenza di genere.

Vide così la luce la legge statutaria 12 novembre 2013 n. 1 che consegnò all’intera Regione Sardegna una legge che NON prevedeva l’istituto della Doppia preferenza di Genere. In quell’occasione vi era stata l’opportunità e il dovere di introdurre questa importante modifica alla legge elettorale. Il voto segreto ha dato modo a una parte consistente della nostra politica che precedentemente si era dichiarata favorevole, di votare contro e mettersi al riparo, grazie all’anonimato così ottenuto, da qualsiasi responsabilità. La richiesta del voto segreto rappresenta una volontà chiara di non voler affrontare apertamente la questione e di volersi sottrarre a qualsiasi contraddittorio. Il dato sconcertante delle ultime elezioni Regionali della nostra Sardegna ci dimostra che siamo ben lontani dall’equilibrio di genere. Forse uno studio più approfondito della tematica avrebbe potuto arricchire i politici di allora di nozioni fondamentali. Non era una lotta di poche donne, non era una “riserva indiana”, non era una richiesta di agevolazione o facilitazione nel raggiungimento della carica. Anni e anni di sperimentazione in altri stati di meccanismi come la doppia preferenza, se conosciuti da quella parte del mondo politico che ha votato NO, avrebbero consegnato nelle mani di quella stessa politica uno strumento di democrazia. Per questo motivo abbiamo voluto riprendere in mano la battaglia pensando di coinvolgere i Comuni come veri testimoni dell’importanza di questo strumento di democrazia paritaria, e lottare con loro e per loro, per consegnare alla Sardegna una legge elettorale Regionale differente che rispetti la parità di genere e la democrazia.

Le diversità dei due generi non può essere altro che ricchezza per le nostre comunità; la collaborazione, la dialettica e lo scontro intellettuale di due mondi non può che produrre una sintesi politica e non solo, che rappresenti una spinta propulsiva verso una vera e reale democrazia e verso una crescita delle nostre comunità. Garantire la parità in democrazia significa anche riconoscere all’altra parte dell’universo un ruolo attivo. Un cambiamento non solo delle percentuali di presenza uomo e donna, ma anche e soprattutto un cambio di passo su tantissime tematiche e problematiche delle proprie comunità. Abbiamo manifestato, promosso convegni e azioni forti a sostegno della battaglia, abbiamo girato la Sardegna per sensibilizzare e coinvolgere l’intero territorio per questa lotta; siamo state convocate dal Presidente del Consiglio l’Onorevole Ganau nel mese di Dicembre 2016, dal Presidente della Commissione Riforme on. Agus e in questo lunghissimo anno di comunicati, spesso botta e risposta tra noi e gli organi istituzionali abbiamo ricevuto rassicurazioni sull’iter che avrebbe portato a una rapida discussione in aula. I tempi non sono stati rapidi, ma ora finalmente ci siamo. Questo Consiglio Regionale può finalmente riscattarsi e fare la cosa giusta. Non chiediamo altro che il rispetto delle tante promesse e delle dichiarazioni fatte e il riconoscimento per la Sardegna di un meccanismo di riequilibrio di genere che possa consegnare nelle mani dei Sardi uno strumento vero di democrazia paritaria. Il nostro scopo era quello di far entrare con forza il tema nell’agenda politica Sarda, un tema che era stato accantonato o trattato come se fosse di serie B, ma non lo è assolutamente e i fatti ci danno ragione. La nostra lotta è servita a risvegliare questa tematica e fare in modo che in tanti volenti o nolenti ne parlassero o venissero interrogati sulla loro posizione a riguardo. Questo scuotere le menti è forse il più bel risultato che potessimo ottenere anche alla luce del fatto che in tanti alle prossime elezioni avranno maggiore consapevolezza a seconda di quello che verrà deciso il 14 dell’importanza del proprio voto.

Nella foto le tre firmatarie della nota

S.I.