ALGHERO – Negli scorsi giorni si è svolto un incontro sulle aziende e terreni di Surigheddu e Mamuntanas. Pubblichiamo integralmente la nota invita alla nostra redazione dalla cooperativa EcoToni a firma di Chiara Rosnati e Tonio Mura.
Venerdì 9 settembre 2016, si è tenuto ad Alghero un incontro-dibattito sul futuro delle aziende di Surigheddu e Mamuntanas, circa 1200 ettari di fertili terreni agricoli di proprietà pubblica, interamente ricadenti nel comune di Alghero, lasciati forzosamente a riposo da più di trent’anni ed oggi interessati da un progetto di vendita da parte della regione che desta forti perplessità nella comunità algherese e non solo.
Il merito di questo interessante confronto è dello storico Comitato di Quartiere S.Agostino promotore e organizzatore dell’evento, cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti. Non è la prima volta che questo Comitato si distingue per cogliere l’attualità di certi temi. Al nostro personale ringraziamento si aggiungono quello dei soci della cooperativa sociale Ecotoni onlus e del raggruppamento di imprese locali Terre Pubbliche nato per proporre un progetto multifunzionale di rilancio delle aziende, salvaguardandone però la proprietà pubblica.
Ha introdotto l’evento la dott.ssa Marina Sari, presidente del Comitato, lasciando il compito di coordinare l’incontro al prof. Antonio Farris, presidente del Parco di Porto Conte. Sono intervenuti: Raffaele Sari Bozzolo, presidente della Fondazione Meta, per delinerare il profilo storico delle due aziende; due collaboratori del prof. Alessandro Plaisant (Dipartimento di architettura, Università di sassari), Davide Casu e Emanuele Calaresu, sul ruolo delle due aziende all’interno di un territorio che unisce i diversi comuni confinanti; il prof. Sandro Dettori (Università di sassari) sulla valorizzazione delle due aziende in uno scenario mutifunzionale; il Prof. Pietro Pulina (Università di Sassari), su prospettive economiche delle terre pubbliche messe a reddito attraverso i contratti di affitto o l’alienazione del bene, e il dott. Raimondo Mandis, referente dell’ufficio del Presidente della Regione, per descrivere la posizione della Giunta regionale in merito al destino delle tenute.
Si riporta di seguito un contributo scritto da Tonio Mura e da Chiara Rosnati (soc. coop. sociale Ecotoni onlus.) che raccoglie e amplia quanto affermato durante l’intervento dal pubblico nella parte dedicata al dibattito.
Quanto ci è stato riferito dal dott. Raimondo Mandis, pur rispettando fedelmente la posizione della Regione Sardegna, ci pare non coincida con gli impegni presi dal Presidente Pigliaru e dal Sindaco di Alghero a Surigheddu, in occasione della conferenza stampa per la presentazione dell’Avviso esplorativo di vendita delle due aziende storiche del territorio di Alghero.
In quell’occasione è stato dichiarato che si sarebbe valutata la possibilità di destinare una porzione di quelle terre ai giovani e alle cooperative sociali per l’inserimento lavorativo di persone in condizione di svantaggio. Lo stesso Tonio Mura ha sottolineato l’importanza di utilizzare una parte di quelle terre, decisamente non distanti da Alghero, per attività di agricoltura sociale, rispondendo ad uno dei bisogni più sentiti del nostro territorio: dare una occasione occupativa a tante persone che per storia personale e altre circostanze non riuscirebbero mai a inserirsi in un mercato del lavoro già abbastanza selettivo e competitivo.
L’agricoltura sociale rappresenta un “nuovo” approccio che, attraverso iniziative promosse in ambito agricolo e alimentare da parte di aziende agricole e cooperative sociali, intende favorire il reinserimento di soggetti svantaggiati nella comunità e al contempo produrre beni. Un nuovo approccio, o meglio, nel caso specifico delle tenute Surigheddu e Mamuntanas, un approccio recuperato in chiave moderna, se si pensa alla loro storia, nata con la Cooperativa Agricola Italiana fondata alla fine del 1900 da Augusto Perussia. L’intento era l’istituzione di una società mutua di utilità pubblica avente come obiettivi colonizzare, coltivare e rifertilizzare le terre italiane lasciate incolte e di fornire previdenza e assistenza alla classe contadina. Questa storia eccezionale è stata ben raccontata dal nuovo presidente della Fondazione META Raffaele Sari Bozzolo che, con grande preparazione e passione, ha sottolineato l’importanza di quel modello straordinario di agricoltura sociale sperimentato più di un secolo fa, e ancora così attuale nello spirito. L’intervento di Raffaele Sari Bozzolo ha avuto come filo conduttore la memoria storica, perchè il patrimonio più importante di una comunità è la sua memoria e si deve valorizzare ciò che ci è appartenuto e ci ha fatto crescere.
L’agricoltura sociale non deve essere interpretata come un ennesimo ammortizzatore sociale finalizzato all’assistenzialismo, ma rappresenta un vero e proprio strumento operativo attraverso il quale i governi regionali e locali, direttamente o indirettamente, possono applicare le politiche del welfare in ambito territoriale, coinvolgendo enti, aziende agricole e cittadini. Il risultato deve essere la produzione del lavoro e la valorizzazione delle terre agricole finalizzata alla produzione alimentare in forma auto-sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Sempre in occasione della Conferenza stampa a Surigheddu si parlò del bando “Terre ai giovani”, bando che il dott. Mandis oggi ci presenta come alternativo all’utilizzo di una parte delle terre di Surigheddu e Mamuntanas. Pur ritenendo positiva l’iniziativa, continuiamo a pensare che anche una porzione di Surigheddu o di Mamuntanas possa e debba essere destinata a interventi di agricoltura sociale (aperta ai giovani, ma anche ai meno giovani espulsi dal mondo del lavoro) anche alla luce di quanto riferito in questo incontro dal prof. Pietro Pulina (Economia agraria) in merito agli svantaggi che potrebbero derivare dalla vendita a un proprietario unico e dalla non diversificazione delle produzioni.
Per quanto riguarda in particolare la struttura del Bando “Terre ai giovani”, l’impatto ricadente sul territorio della Nurra è limitato a circa 35 ettari riferiti a 2 lotti (lotto 2: Sa Segada e Fighera – di circa 16 ettari divisi in 2 aree non contigue e prospicenti l’aeroporto, e lotto 8: Porticciolo, anche questo diviso in 2 aree separate dall’asse viario, di quasi 19 ettari) su un totale di circa 700 distribuiti in tutta la Sardegna, pari quindi a solo il 5% dei territori regionali messi a disposizione dal bando “Terre ai giovani”. Quindi il territorio algherese dovrebbe sacrificare in forma irreversibile (la vendita) circa 1200 ettari di terra pubblica, in parte tra le più fertili della Sardegna, ed avere in cambio 35 ettari in affitto per giovani agricoltori ed eventualmente per cooperative sociali.
La Soc. Cooperativa sociale EcoToni onlus di Alghero, come portavoce del raggruppamento di imprese che si riconoscono nel nome Terre Pubbliche, ha inoltrato alla Regione più di una missiva, chiedendo espressamente di essere ascoltati. Ci sarebbe bastata una mezz’ora per presentare il nostro progetto ma non siamo mai stati presi in considerazione, neanche per dirci che la proposta non era realizzabile.
Ricordiamo che aderiscono a Terre Pubbliche ben 30 imprese del territorio, con diverse competenze: imprese agricole, cooperative sociali, studi professionali. Non abbiamo presentato il progetto in quanto nell’Avviso esplorativo era chiesto espressamente di fare un’offerta economica per l’acquisto delle due aziende o parte di esse. Noi abbiamo sempre sostenuto che siamo disposti a pagare un canone di affitto e abbiamo chiesto per iscritto un’integrazione dell’Avviso con proposte finalizzate a questo scopo, anche per rendere più completa l’indagine di mercato. Anche su questo punto non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Sappiamo bene che una delle preoccupazioni della Regione è quella di rendere produttive le due aziende e di dare uno sbocco di mercato ai prodotti, anche attraverso l’esportazione. Questo concetto è stato riportato alla conferenza stampa di Surigheddu ed è stato ribadito all’incontro-dibattito dal dott. Mandis. La nostra proposta progettuale non si discosta da questi obiettivi per la cui realizzazione si ispira alla L.N. 18 agosto 2015 n. 141, Disposizioni in materia di agricoltura sociale, e di questa legge ne coglie, oltre allo spirito, anche le molteplici opportunità in termini di mercato, come ad esempio quanto previsto nell’art. 6, e cioè la possibilità per le aziende pubbliche che gestiscono mense pubbliche (es. scolastiche, ospedaliere, istituti di vario genere etc.) di dare una priorità ai prodotti locali che provengono dall’agricoltura sociale. Una decisione in tal senso stimolerebbe anche altri imprenditori agricoli, magari organizzati in rete, a dedicarsi a forme di agricoltura volte a limitare la dipendenza della Sardegna dai prodotti agricoli che provengono dal continente e dall’estero, e a rendere i prezzi della merce più competitivi. Sempre l’articolo 6 al comma 4 richiama la legislazione nazionale in merito alla alienazione di terreni di proprietà pubblica e sottolinea la priorità di favorire interventi per l’insediamento e lo sviluppo di agricoltura sociale. Purtroppo tale legge nazionale non è stata recepita da norme attuative deliberate dalla Giunta o dal Consiglio regionale. Di conseguenza, pur essendo in vigore dal oltre un anno,in terra sarda non se ne vedono le conseguenze. Sono almeno già 12, invece, le Regioni italiane che hanno allineato la loro legislazione con la legge quadro dell’agricoltura sociale, condizionandone anche i rispettivi Piani di sviluppo rurale (PSR).
Chiudiamo ringraziando tutti i relatori, per la competenza e la serietà con cui hanno esposto le loro tesi, contribuendo a rendere ricco e stimolante questo incontro-dibattito. Un ringraziamento va anche al Dott. Mandis, per la chiarezza con cui ha affrontato il tema della vendita delle due aziende. Oggi abbiamo capito decisamente meglio cosa ispiri la Regione e le motivazioni che spingono alla alienazione dei beni, seppur continuiamo a non condividere tale linea. Apprezziamo l’apertura e ci impegniamo a far conoscere le nostre proposte, nella speranza che qualcosa che non sia la vendita in toto possa accadere.
Notiamo, purtroppo, un’assenza pesante: la parte politica è stata rappresentata dal solo Sindaco Mario Bruno. Tra i partecipanti non abbiamo intravisto nè un assessore, nè un consigliere comunale, nè un rappresentante dei partiti o dei movimenti politici locali. Eppure non c’è stata campagna elettorale in cui le aziende di Surigheddu e Mamuntanas non siano state il cavallo di battaglia dei candidati più in vista, con tanto di proposte miracolose per riscattarle dal lungo oblio. Ci dispiace per loro, perchè hanno perso davvero un’occasione, forse irripetibile, per confrontarsi con una platea qualificata, come quella presente.
Tonio Mura
Chiara Rosnati