Edilizia, opere e servizi: riaccendere i motori

ALGHERO – Anche se non c’era bisogno, ecco che arriva la doccia fredda dei sindacati a ricordare, numeri alla mano, il crollo dell’economia in Sardegna trascinata verso il basso dalla mancata ripresa, e perfino sprofondamento, dell’edilizia con numeri da paura: persi 30mila posti di lavoro in 10 anni. Senza considerare l’emorragia di giovani e meno che ogni anno lasciano l’Isola (circa 3500).

Una versione di marcia non è più rinviabile. Per questo è oramai una vera emergenza quella relativa all’ambito urbanistico. In primis va superato il famigerato Ppr vigente che, a detta di tutti, ha ingessato la Sardegna impedendo investimenti e realizzazione di interventi. Quel “Piano” va superato con una nuova “Legge Urbanistica” che, restando alle cronache regionali, è in discussione negli organismi preposti per poi approdare, si spera presto, nella massima assise isolana.

La questione delle costruzioni entro i 300 metri dal mare è solo una scusa, una foglia di fico per mantenere lo “status quo”. Infatti con le legge sovraordinate vigenti non si può edificare niente dentro quello fascia. Al massimo solo riqualificazioni e opere viarie o quant’altra connesso a servizi utili a creare benessere e progresso, non l’opposto. E non certo colate di cemento.

D’altra parte se le normativa non viene considerata in maniera “elastica” e in base alle reali condizioni ambientali di ogni territorio, ad esempio, ad Alghero non si potrebbe fare quasi nulla. Ed invece, a prescindere dalla approvazione o meno del Puc, è urgente, come anche confermato dal Sindaco Conoci, avviare nuovi progetti. Dal golf ai servizi passando per strutture ricettive e altre legate all’intrattenimento utili a creare delle tangibili ricadute nel mondo del lavoro e dunque dell’economia.

Se poi si vuole ripartire dal Piano Urbanistico, questo è pronto già dal 2010. Dunque, trattandosi della stessa compagine politica, basterebbe riprendere quei dettami e adattarli appena all’attualità e approvarlo nell’immediato. Ma, come detto, nel frattempo è utile “liberare” interventi, connessi anche ad importanti infrastrutture come i porti della Riviera del Corallo, oltre che restyling delle borgate, litorali, senza dimenticare i progetti di Maria Pia (compresa la riqualificazione dell’Anfiteatro per gli eventi), Porto Conte e strada di Bosa, oltre che qualche area cittadina. Spazi oggi brulli e per nulla produttivi che meritano progetti di riqualificazione che non devono essere visti in antitesi alla natura presente, ma anzi come valorizzazione delle peculiarità indigene, umane e ambientali.

Nella foto l’area di Maria Pia in totale abbandono

S.I.