ALGHERO – “Con la riforma della sanità, o controriforma come la chiamano alcuni, scopriamo in questi giorni che sta arrivando una nuova batosta per il diritto alla salute dei sardi. Da poco c’è stato un incontro tra la Direzione Generale dell’ATS e le rappresentanze sindacali dei medici di medicina generale durante il quale, sembrerebbe, sia stata delineata la nuova strategia del risparmio sulla pelle dei cittadini”. Cosi i consiglieri comunali del movimento 5 Stelle, Roberto Ferrara e Graziano Porcu, riguardo la generale situazione del comporto sanitario in Sardegna e nello specifico ad Alghero.
“La sanità nel territorio, assicurata negli ultimi 40 anni dal servizio congiunto di medici di base e guardia medica, rischia un poderoso ridimensionamento. Il presidio di guardia medica presente e fondamentale soprattutto nei piccoli centri, con attività notturna, prefestiva e festiva, a supporto di quella diurna del medico di base, offre attualmente un’assistenza medica capillare per tutte le 24 ore”.
“Questa riforma, invece, mirerebbe al superamento del servizio di guardia medica fino alla sua scomparsa, con la riorganizzazione dell’attività di medicina generale secondo un modello di continuità assistenziale di sedici ore giornaliere, H16, e non più H24 com’è attualmente. Per le rimanenti ore bisognerà rivolgersi al 118 che perciò sarà oberato da un lavoro di routine, a danno del delicato ruolo di intervento che oggi svolge per le urgenze e le emergenze. Il numero delle guardie mediche verrà ridotto da 190 a 29, per poi man mano sparire. Ad Alghero presumibilmente chiuderà la guardia medica ubicata presso l’Ospedale Marino, con un ovvio e conseguente congestionamento del pronto soccorso ospedaliero”.
“I medici verranno associati in una forma organizzativa (AFT o aggregazione funzionale territoriale) e saranno 62 su tutto il territorio regionale, per un bacino d’utenza di 30 mila persone ciascuno. Si tratta di un sistema di rete che dovrebbe garantire assistenza per 16 ore al giorno dal lunedì al venerdì – dalle 8 del mattino sino alla mezzanotte – e per 12 ore al giorno nel week end (dalle 8 alle 20). Nelle ore notturne, come detto, l’assistenza sarà invece affidata al servizio emergenza-urgenza del 118. Le AFT saranno affiancate da un’altra forma organizzativa multiprofessionale, le Case della Salute, 43 in tutta l’isola, in cui i medici di medicina generale verranno affiancati da infermieri, specialisti, riabilitatori, assistenti sociali, con livelli vari di complessità.
“Queste ulteriori forme di aggregazione possono forse funzionare in Regioni come l’Emilia Romagna, che ha un’elevata densità di popolazione, un territorio e un sistema di infrastrutture che facilitano gli spostamenti, ma difficilmente rappresenteranno garanzia di facile accesso e presa in carico dei cittadini in Sardegna, viste le differenti caratteristiche fisiche, di viabilità e di densità abitativa, ma anzi comprometteranno quella capillarità e prossimità ai luoghi di vita delle persone, elemento distintivo dell’assistenza territoriale”.
“Se non possiamo che essere d’accordo su una riduzione degli sperperi e degli sprechi nella più onerosa voce del bilancio regionale, la Sanità, non possiamo neanche tacere davanti a un chiaro peggioramento del servizio sanitario essenziale, per difendere il diritto fondamentale alla salute sancito dalla Costituzione. La Giunta regionale non può, con la scusa del risparmio, devastare il sistema sanitario, penalizzando gravemente interi territori che non hanno la fortuna di avere vicino i pochi e mal distribuiti presidi sanitari”.
“E non può deresponsabilizzarsi, attribuendo pieni poteri al Direttore Generale della Azienda Unica che, non eletto, si appresta a fare una riforma che presuppone scelte politiche e, in quanto tale, dovrebbe essere condivisa con i Sindaci ed i cittadini ed approvata in Consiglio Regionale, massima assise in cui si esprime la volontà dei Sardi, e non certo portata avanti da un uomo solo al comando. Come Movimento 5 stelle abbiamo presentato istanze e mozioni durante la scorsa legislatura parlamentare per tutelare i presidi sanitari nei territori svantaggiati e nelle isole minori, vedi La Maddalena, distanti e isolati oltremodo dai centri di cura, purtroppo la situazione va evolvendosi nel verso opposto.”
Nella foto i due consiglieri Ferrara e Porcu in Consiglio
S.I.