BERCHIDDA – Altra giornata fitta di impegni, domani (lunedì 12) al trentasettesimo festival Time in Jazz, in pieno svolgimento da giovedì scorso (8 agosto) a venerdì prossimo (16 agosto). Il primo è alle 11 a Bortigiadas, nella Chiesa della Santa Trinità, con Olivia Trummer, pianista, compositrice e cantante tedesca capace di catturare l’ascoltatore con il suo pianismo lirico, ricco di sfumature, che si intreccia magicamente con la sua voce cristallina, emotiva e sensuale, in una miscela musicale che non può essere vincolata a un genere o a dei confini geografici. Classe 1985, nei suoi concerti in solo alterna brani originali ad arrangiamenti di brani di Sting, Ray Charles, John Lennon, Bill Withers, Chick Corea e altri. Attiva come solista e bandleader, Olivia Trummer ha condiviso il palco con artisti del calibro di Kurt Rosenwinkel, Eric Clapton e Bobby McFerrin, tra gli altri, e si è esibita in molti tra i più importanti festival internazionali. Oltre alle sue capacità pianistiche e vocali, si è affermata anche come compositrice e cantautrice, pubblicando, a oggi, dieci album.
Nel pomeriggio la carovana del festival fa tappa alle 18 a Sa Caminera, nel borgo di Banari, per il concerto del Danilo Blaiotta Planetariat, con Valentina Ramunno (voce e recitazione), Achille Succi (sax alto, clarinetto basso), Stefano Carbonelli (chitarra e voce) e Cesare Mangiocavallo (batteria) ad affiancare il piano e il synth del leader. Classe 1987, pianista, compositore, divulgatore, scrittore e docente, cresciuto come concertista classico, Danilo Blaiotta è tra i più interessanti talenti del jazz italiano. “Planetariat”, il terzo album a suo nome, cita nel titolo un neologismo contenuto nei versi di Jack Hirschman, figura di spicco della controcultura americana, scomparso tre anni fa, che Danilo Blaiotta ha conosciuto personalmente durante gli anni della formazione. I testi di tutti i brani sono infatti contenuti all’interno dei famosi “The arcanes”, il punto più alto della poetica di Hirschman, in particolare quelli scritti negli ultimi due decenni della sua prolifica produzione. Undici i brani composti dal pianista romano d’adozione tutti ispirati da un unico concept: la lotta alla sopraffazione e la difesa dei diritti umani.
Americano come Hirshman è il protagonista del concerto in programma in serata a Berchidda, Kenny Garrett, tra gli artisti più attesi di questa edizione di Time in Jazz. Classe 1960, il sassofonista (soprano e contralto) e compositore nativo di Detroit, salirà alle 21.30 sul palco di piazza del Popolo nel segno di “Sounds from the Ancestors”, come si intitola l’ultimo album a suo nome: pubblicato nell’agosto 2021, è un disco dalle tante sfaccettature, che non si colloca all’interno degli stretti confini dell’idioma jazz. Ad affiancarlo a Berchidda ci saranno Melvis Santa alla voce Jeremiah Edwards al basso, Mark Whitfield Jr alla batteria, Rudy Bird alle percussioni e Keith Brown al pianoforte nel ruolo che è stato per tanto tempo di Vernell Brown, scomparso due anni fa. Musicista eclettico, nella sua carriera (cominciata nel 1978 nella Duke Ellington Orchestra) Kenny Garrett ha suonato con icone del jazz come Miles Davis, Art Blakey, Donald Byrd, Freddie Hubbard, Woody Shaw ma conta anche esperienze con artisti di altri versanti musicali, come Peter Gabriel, Sting, Bruce Springsteen, il rapper Guru e il musicista e producer Svoy con cui ha firmato il recente album “Who Killed AI”, rilasciato lo scorso aprile.
A precedere il concerto di Garrett, alle 19.30, street parade con gli ottoni della Rusty Brass, mentre alle 20 l’appuntamento giornaliero col FestivalBar vedrà di scena al Jazz Pub il cagliaritano Michele Angius con il suo set di percussioni da strada: bidoni, secchi, pentole, coperchi e altri oggetti di uso comune che se percossi possono produrre dei suoni interessanti. Centrale in questo progetto musicale la componente del riciclo e del riutilizzo in maniera differente di vari oggetti rispetto allo scopo per cui sono stati creati.
E dopo il concerto di Garrett, lo spazio giornaliero di Time After Time presenta Pierpaolo Vacca e il suo organetto stavolta in compagnia di Arrogalla, progetto principale dell’artista sonoro Francesco Medda, artefice di una miscela molto creativa e sofisticata di sonorità popolari sarde, tropicali e mediterranee che incontrano l’hip hop astratto e la musica contemporanea, il tutto elaborato attraverso il linguaggio del dub delle origini.
Poi ancora musica con il dj set di DJ Renton a base di techno, house e minimal, reminiscenze funky, disco e bass music.