ALGHERO – “Da problema a risorsa”. Ora sono tutti concordi: il “Granchio blu” può, anzi deve, approdare nelle nostre tavole. Anche in maniera massiccia. Questo, del resto, è l’unico metodo per arginarne la diffusione. Lo dicono tutti. Salvo trovarsi nel bel mezzo dell’estate in corso ad essere travolti dalla questione. Ma tant’è. Forse, non ci era resi conto della sua voracità o meglio non era ancora così diffuso come in altre parti d’Italia.
Di fatto, come fatto emergere, in maniera lodevole, da parte del presidente della Commissione Ambiente del Comune di Alghero, Christian Mulas, non si può più tergiversare. “Bisogna intervenire subito, prima che sia troppo tardi sia per il Calich che per gli operatori della pesca locale che vedono la laguna e anche il mare svuotarsi di alcune specie che sono nel menù di questo vorace carapace”, commenta il capogruppo dell’Udc.
Sulla stessa lunghezza d’onda gli altri commissari e soprattutto i pescatori e ancora di più i docenti dell’Università di Sassari giunti ieri per partecipare alla riunione della Commissione. “Non c’è altra via d’uscita che un’immediata pesca intensiva e la conseguente commercializzazione”. Magari, come emerso ieri, anche tramite la realizzazione di una sagra. Del resto, come diffuso sui media nazionali, si tratta di un piatto prelibato. E dunque, c’è poco da perdere tempo, va trasformato da problema in risorsa. Tra l’altro questo tema, come riportato ieri dal dott. Sergio Ortu, del Parco di Porto Conte, nei prossimi giorni si riunirà il Comitato Pesca Regionale con al centro proprio questo tema che, come organismo scientifico, è monitorato da tempo anche da Casa Gioiosa.