ALGHERO – Gli episodi accaduti in questi giorni e riportati dalla stampa, poco dicono in realtà, circa la sostanza del fenomeno del sulla violenza e devianza giovanile che sta accadendo ad Alghero. Questo fenomeno sociale che non deve essere sottovalutato, ma bisogna intervenire con tempestività. Questi gesti di vandalismo, risse ed episodi violenti, spesso commessi da giovani e giovanissimi, devono essere visti come non solo reati ma anche come segnali di aiuto dai nostri giovani, che oggi stanno vivendo il dramma dell’abbandono sociale.
«Le condizioni di isolamento possono certo aver avuto un’influenza su questi comportamenti ai limiti della devianza. Anche se si parla tanto di social e di giovani che si giocano tutta la comunicazione attraverso i social, il rapporto con i coetanei rimane la base per un adeguato e ricco scambio tra giovani. I social non possono sostituire la vita, soprattutto di gruppo, dei ragazzi. Quindi il periodo di isolamento può certamente aver influito su queste manifestazioni violente che esprimono certo un disagio ancor più profondo tipico della condizione giovanile odierna».
Disagio che viene da lontano, ma che ha le sue radici nel rapporto educativo che società e adulti hanno con questi ragazzi.
«Oggi come mai l’educazione appare “Frammentata”, incapace di costituire un continuum esistenziale?
C’è una componente di “rabbia sociale” in questi episodi?
«Bisogna intendersi sul significato di rabbia sociale. Nei giovani e giovanissimi il bisogno di trasgressione è in parte legittimo essendo un compito evolutivo tipico dell’età. Quasi che per diventare adulti si debba giocare il ruolo “duro” degli adulti”, diventare eccessivi, cattivi. Va poi considerata la provenienza sociale dei ragazzi in questione».
La chiusura forzata delle attività produttive, e della scuola hanno lasciato alcuni giovani, soprattutto i più fragili in balia della profonda preoccupazione dei genitori e della mancanza di un polo educativo come la scuola in grado spesso di integrare le mancanze della famiglia
«Ecco allora quasi il sentirsi autorizzati a sfogare la propria rabbia gratuita in maniera irrazionale e violenta (che è comunque parte di un messaggio di angoscia lanciato agli adulti)».
“Esistono strategie che si possono intraprendere per aiutare i nostri giovani, in primo luogo l’amministrazione deve programmare eventi che siano in grado di soddisfare l’esigenze giovanili, eventi ricreativi, musicali, sportivi, che diano le risposte adeguate alle richieste dei nostri giovani”.
Oggi togliere loro la possibilità di scambio di gruppo, l’ambiente della scuola, lo sport, le feste e gli incontri tra amici ha certamente avuto un effetto negativo nella loro vita sociale.
Il senso di solitudine acuito potrebbe avere conseguenze anche nel tempo soprattutto per i ragazzi più fragili. Noi siamo “animali sociali” che hanno bisogno dello scambio con il volto dell’altro, di scambi quasi fisici con gli altri, di giocarsi il proprio “IO” nel tu collettivo, quasi che la nostra identità si alimentasse nel rapporto con l’altro.
Christian Mulas Consigliere Comunale Presidente della Commissione Sanità, Educatore professionale Socio Pedagogico.