OLBIA – Una nuova cantina sarda è entrata per la prima volta nella guida I Vini d’Italia – edizione 2023 – del Gambero Rosso. Merito dei Due Bicchieri Rossi assegnati al Deispanta, il Vermentino di Gallura DOCG Superiore prodotto dalla Cantina Canu, giovane realtà viticola della guidata dalla manager Carla Cualbu e da Antonello Nolis. Il riconoscimento è particolarmente prestigioso perché i Tre Bicchieri e Due Bicchieri Rossi del Gambero Rosso sono i fiori all’occhiello di Vini d’Italia: piccole produzioni vicino a prestigiosi best seller, in una rassegna che coinvolge le migliori etichette assaggiate dagli esperti del Gambero Rosso.
La Cantina Canu è stata fondata nel 2020 con i primi due vini (il Vermentino di Gallura DOCG Deispanta e il Cannonau doc Porteddu) ma la sua storia è iniziata molto tempo prima: i vigneti si trovano a Luogosanto, in Gallura, in un antico stazzo del 1880 posizionato all’interno di un terreno di 240 ettari di bosco, olivastri e granito. Nei registri del tempo il mappale era denominato “Canu” sin dal 1800, e decidono pertanto di utilizzare questo nome per la loro attività. Ecco il perché di quel nome. Un intreccio di storie familiari e di legami che parte però da Fonni e che trova una giusta sintesi anche nel marchio, una vite stilizzata che è anche un focolare, reso speculare, perché il focolare rappresenta la famiglia.
La Cantina Canu nel giro di soli due anni ha ottenuto importanti riconoscimenti per i suoi tre vini di punta: il Vermentino Deispanta, il pluripremiato Cannonau Porteddu (da segnalare, tra gli attestati, anche la Medaglia d’Oro all’ultima edizione del Grenaches du Monde) e il cannonau rosato Bibi. Vini che oggi sono nelle carte di alcuni tra i migliori ristoranti della Costa Smeralda, Milano, Roma e persino di New York dove la Cantina Canu in poco tempo si è ritagliata uno spazio tra i grandi vini italiani. Merito anche di Andrea Pala, giovane enologo, considerato nel 2022 il migliore in Italia, che con la Cantina Canu sta costruendo un progetto molto ambizioso.
Una cantina che ha comunque una forte impronta familiare. Lo si evince anche dai nomi attribuiti ai vini che derivano tutti dai soprannomi dati nelle famiglie Cualbu e Nolis: a Fonni, infatti, dal momento che tutti si chiamavano più o meno tutti con gli stessi cognomi, si usava attribuire un soprannome per distinguere i vari sotto gruppi familiari. Lo spiega Carla Cualbu: “Il nostro, Ispànta, era stato attribuito al mio trisavolo Giuseppe Cualbu perché era molto piccolino, ma estremamente abile nella lotta sarda, s’istrumpa, talmente bravo che tutti rimanevano meravigliati. Venne quindi chiamata Ispanta, che significa meraviglia, stupore. Da qui il nome Deispanta”.
“Porteddu – continua la manager della Cantina Canu – era invece il soprannome della famiglia di Antonello Nolis e, nonostante siano stati intervistati tutti i pluricentenari di Fonni, nessuno si ricorda perché era stato attribuito questo nome. A me piace pensare, dato che in sardo significa valico, punto di collegamento tra due località, che loro sono stati il nostro “punto di congiunzione” con questa attività e con il mondo del vino. Infine è arrivato il rosato: mi venne l’idea di chiamarlo Bibi, che è il soprannome di mia sorella Clara (perché è stata la prima parola che ha imparato).”
Oggi la Cantina Canu, orgogliosa di affondare le proprie radici nel passato, guarda al futuro con importanti prospettive di crescita e nuove produzioni. Tra queste la riserva del Cannonau Porteddu, predestinata ad accontentare anche i palati più esigenti. Inserita in un meraviglioso contesto naturale, l’azienda mette a disposizione della sua clientela anche un agriturismo aperto tutto l’anno, dove la fa da padrona la cucina gallurese autentica e la genuinità dei suoi prodotti. Un agriturismo semplice e autentico che ha tra i suoi estimatori e frequentatori anche Umberto Smaila e Jerry Calà che da sempre lo ritengono uno dei luoghi dove si mangia meglio in Sardegna. Non solo vino, quindi.