ALGHERO – Un interessante articolo del quotidiano on-line Sardinian Post faceva già chiarezza sull’indagine dei fondi ai grupi regionali. Una vicenda che a brevissimo vedrà un primo importante punto di svolta tra chi finitrà sotto posto a processo e chi invece vedrà definitivamente archiviata la propria posizione. Ciò in riferimento agli oltre 40 politici sottoposti ad indagine riguardanti la 13esima legislatura.
Un passaggio fondamentale perchè, vista anche la linea del Tribunale di Cagliari e nello specifico del Pubblico Ministero Marco Cocco, chi viene rinviato a giudizio finisce per essere condannato. Dopo l’avviso di conclusione dell’indagine, avvenuta intorno al 15 dicembre, gli indagati avevano 20 giorni a disposizione per presentare delle proprie memorie a Cocco. Trascorso questo termine, e dunque si arriva a questi giorni (fine gennagio 2016), dovrebbero partire le lettere con i definitvi rinvii a giudizio.
L’articolo del quotidiano on-line cagliaritano, pubblicato nell’agosto 2014, evidenzia quali sarebbero le spese da inserire in una sorta di “black list” e che produrrebbero di fatto l’accusa di peculato aggravato. ““Attività politica del singolo consigliere; finalità private e personali; finanziamento, anche solo indirettamente, di partiti, formazioni e movimenti politici; propaganda o promozione elettorale del singolo consigliere o della forza politica di riferimento”. Infine: “Spese che siano già oggetto di rimborso ad altro titolo, non essendo ammissibile, già sul piano logico, una duplicazione dei rimborsi”. Mentre, sempre dai documenti processuali dei condannati Adriano Salis (Italia dei Valori) ed Eugenio Murgioni (Fortza Paris), emergerebbero anche le spese ammissimibili, diciamo quelle buone, che sarebbero però quelle strettamente attinenti all’attività politica del soggetto e del gruppo. In queste, ad esempio, non rientrano l’assunzione di personale, la realizzazione di sondaggi, l’acquisto di immobili, pagamenti dei legali, spot elettorali personali e tante altre spese.
Inoltre, viene messo in risalto un elemento fondamentale: la responsabilità oggettiva del soggetto in merito al ruolo ricoperto. Il Gip, la dottoressa Ornano, per la quinta volta (su cinque arresti), ha accolto la linea del pm Cocco e la stessa Ornano ha introdotto introdotto il concetto della “responsabilità del capogruppo” (e/o ancora di più del tesoriere) che doveva “pretendere” dai colleghi “quantomeno l’esibizione dei documenti giustificativi delle spese sostenute”. Un comportamento, questo, che il giudice per le indagini preliminari estende anche agli altri consiglieri, visto che si tratta di “soldi pubblici”.
Nella foto il Consiglio Regionale
S.I.