CAGLIARI – È tra le più grandi occasioni che la Storia ci abbia messo davanti, non ce ne sarà un’altra capace di sortire gli stessi effetti perché dal riconoscimento del principio di insularità dipende lo sviluppo economico e sociale della Sardegna. I tempi questa volta dipendono da noi: se il Nord accelera verso la riforma autonomistica che darà loro più poteri e risorse, la Sardegna deve correre ancora più veloce.
“Si tratta di una battaglia forte, autentica e identitaria, convalidata dalle firme di 100mila sardi e riconosciuta da tuti i partiti, ma per portarla a termine è necessario e urgente dimostrarci uniti e fare quadrato. Noi Riformatori non arretreremo di un centimetro, siamo arrivati fino al Senato e abbiamo il dovere di proseguire una battaglia che non è nostra ma di tutti i sardi”, hanno ribadito gli esponenti dei Riformatori Michele Cossa (Presidente del gruppo in Consiglio), Roberto Frongia (Presidente dei Riformatori), Pietrino Fois (coordinatore regionale) che hanno incontrato il Presidente del Consiglio regionale Michele Pais.
Lo scenario nazionale. Per i Riformatori quello che sta accadendo a livello nazionale avrà ricadute importanti sulla Sardegna se i sardi non si muoveranno uniti come stanno facendo Veneto e Lombardia, i cui presidenti già hanno incontrato le commissioni parlamentari per spiegare le ragioni della loro richiesta di maggiore autonomia e di maggiori risorse economiche. “Anche noi – hanno evidenziato Cossa, Frongia e Fois – dobbiamo pretendere di avere la possibilità di spiegare l’unicità assoluta e peculiare della nostra condizione di insularità e di perifericità e chiedere che, attraverso l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, l’intera comunità nazionale si faccia garante del nostro diritto ad avere uguali diritti di tutti gli altri cittadini italiani”.
Impegno comune che guarda a Roma. Gli esponenti dei Riformatori hanno condiviso con il Presidente Pais tutte le nuove iniziative sull’insularità, prime prime fra tutte un incontro urgente con il Presidente della Commissione Affari Costituzionali in Senato e con i capigruppo del Senato con l’obiettivo di accelerare l’iter della legge, al momento ferma proprio in Commissione.