SAN TEODORO – “Erano presenti in tanti, lunedì nella sala consiliare del Comune di San Teodoro, per discutere sulla speculazione energetica di cui è protagonista, suo malgrado, la Sardegna.
Una giornata particolare, quella di lunedì, in cui le turbine eoliche sono diventate una realtà vicina, troppo vicina: le immagini della nave cargo approdata nel porto di Oristano con a bordo un grosso carico di enormi pale eoliche hanno ottenuto un effetto dirompente e la preoccupazione era palpabile in tutti i presenti.
L’assemblea è stata introdotta dal Coordinamento Gallura. “Da un potenziale modello economico territoriale basato su un’agricoltura e zootecnia di qualità, sul turismo e sulla cultura, ad altissimo rendimento sia economico che occupazionale, saremo destinati a transitare verso un modello industriale imposto e specializzato nella produzione di energia elettrica a bassissimo tasso occupazionale e ad altissimo rendimento, per chi? Per le multinazionali”, così Maria Grazia Demontis, attivista, ha sintetizzato i rischi a cui la Sardegna andrebbe incontro.
A fare il punto sulle contraddizioni di una transizione ecologica “green” ma non per tutti, è stato invece Antonio Muscas, ingegnere meccanico e referente del Coordinamento Comitati Sardi contro la speculazione.
“Sono ben 809 le richieste di autorizzazione per progetti legati alle energie rinnovabili: un’intera regione non può essere sacrificata per il bene del pianeta. Quello che si prospetta è un carico gravoso, considerando anche che la Sardegna è la regione dove maggiore è il consumo di suolo in Italia, a causa della presenza di impianti fotovoltaici. Basti pensare che già oggi ci sono comuni che non possiedono più nessun metro quadro di suolo disponibile.”
Ciò che lascia perplessi e a cui non si riesce a dare una spiegazione, e di conseguenza a lasciar fare “a chi ne capisce” è la modalità con cui tale transizione si sta portando avanti.
“La Corte dei Conti europea ha dichiarato che non sono stati effettuati degli studi appropriati riguardo la sostenibilità degli impianti offshore”; le parole di Antonio Muscas destano preoccupazione, e non potrebbe essere altrimenti. Quali saranno gli impatti ambientali e le implicazioni socioeconomiche del settore delle energie rinnovabili offshore? La sensazione di essere le cavie di qualcosa di molto grande è inevitabile.
“È il cortocircuito della razionalità – dice Gianni Monteduro, attivista –: per contrastare il cambiamento climatico si persegue una transizione energetica speculativa, che incide negativamente sul suolo, che è l’elemento essenziale di contrasto al cambiamento climatico”.
A seguire, la sindaca di San Teodoro Rita Deretta ha aperto il Consiglio dell’Unione dei Comuni Riviera di Gallura. “Come Comune non siamo nuovi alla tematica: già nel 2022 abbiamo fatto ricorso a Tibula (Il progetto del parco eolico marino Tibula Energia che prevede il posizionamento delle turbine eoliche nello specchio di mare compreso tra Olbia e Siniscola, n.d.r.) presentando osservazioni contro il progetto eolico offshore”. “Il ruolo degli amministratori locali non è semplice – ha detto la prima cittadina – perché dobbiamo scontrarci con poteri molto forti”.
A intervenire sono stati anche il sindaco di Loiri Porto San Paolo Francesco Lai, il quale ha messo in luce il limitato spazio di manovra della politica locale: “Le amministrazioni comunali non possono dare dinieghi a certi progetti, in quanto il Consiglio dei Ministri ha stabilito che, per quanto riguarda la transizione energetica, ci sia una corsia preferenziale”. Questo non gli ha impedito, però, di fare ciò che era in suo potere: “Anche noi abbiamo presentato le nostre osservazioni contro il progetto Tibula e stiamo lavorando sul nostro territorio per trovare ogni formula per arginare non sono l’offshore ma anche l’eventuale avanzata dell’agri-fotovoltaico”.
Il sindaco di Budoni, Antonio Addis, ha comunque sottolineato l’importanza di prendere una posizione forte: “Mi auguro che oggi sia stato messo un tassello importante e che da questo si possa andare avanti”. Il sindaco di Golfo Aranci Mario Mulas ha rimarcato un fermo dissenso: “Siamo specializzati nella difesa dalle speculazioni sul territorio, questo perché manca una pianificazione. Dobbiamo chiederci qual è il prezzo da pagare, perché eventuali vantaggi verranno ripagati con le ferite sul nostro territorio”
Il dissenso espresso all’assalto eolico e fotovoltaico è risultato perciò unanime. L’Unione dei Comuni Riviera di Gallura ha deliberato pubblicamente contro ogni forma di speculazione e dichiarato di opporsi, con tutti gli strumenti in possesso, a ogni progetto in tal senso, privilegiando la costituzione delle CER, le comunità energetiche rinnovabili.
A deliberare in tal senso, poco più di un mese fa, era stata anche l’Unione dei Comuni Gallura. La delibera è stata trasmessa al Consiglio Regionale, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell’Ambiente a Roma. Con la delibera dell’Unione dei Comuni Riviera di Gallura sono in totale tre, su quattro, gli enti sovracomunali galluresi che hanno deliberato contro la speculazione energetica, per un totale di 20 Comuni. Attendiamo ora che la Comunità Montana del Monte Acuto faccia la propria parte nella lotta contro la speculazione energetica e la devastazione della Sardegna.
Il Coordinamento Gallura esprime sincera soddisfazione e ringrazia le Amministrazioni locali per il crescente impegno, determinante affinché la transizione energetica in Sardegna viri da rischio incombente di speculazione e devastazione ad occasione di coesione ed autodeterminazione”.
Coordinamento Gallura Contro la Speculazione Eolica e Fotovoltaica