SASSARI – Il sardo (o meglio le lingue sarde ndr) in Rai ci sarà e non si dovrà attendere molto. È quanto è emerso ieri (21 novembre) durante l’affollata assemblea in Camera di Commercio a Sassari, organizzata dall’Istituto Camillo Bellieni per concretizzare l’introduzione, nelle programmazioni dell’emittente pubblica, della minoranza linguistica più parlata in Italia. Durante la tavola rotonda, moderata da Maria Doloretta Lai con il contributo di Michele Pinna dell’Is.Be., sono emerse importanti novità grazie agli interventi del Consigliere di amministrazione Rai, Franco Siddi e dell’assessora regionale alla Cultura e Informazione, Claudia Firino.
«Il traguardo più vicino è la Convenzione tra Regione e Rai che sarà firmata entro poche settimane – ha affermato Firino – grazie alla quale già il prossimo anno si aprirà uno spiraglio importante per la programmazione radiotelevisiva in lingua sarda. Dobbiamo dare priorità alla questione linguistica e al riconoscimento del valore delle sedi regionali di Sassari e Cagliari». La trattativa è ancora in corso di definizione. Secondo le anticipazioni sono stati stanziati 200mila euro in finanziaria. Ciò consentirà la ripresa dei programmi radiofonici ma la vera novità rispetto al passato, sarà l’introduzione di alcuni passaggi televisivi. Quindi per dare stabilità e slancio all’iniziativa, la prospettiva principale deve essere quella di portare il sardo nella programmazione nazionale attraverso la convenzione Stato-Servizio pubblico che dovrà essere rinnovata entro gennaio. «Il Cda da solo non lo può fare se non c’è l’obbligo contrattuale tra Stato e Rai – ha detto Siddi –. Ci sono buone possibilità che questo accada ma occorre che la Sardegna si faccia sentire con forza». Le attese sono legate all’attuale Legge di stabilità. Allo scopo occorre coesione, sinergia e determinazione politica. Ma il forte segnale lanciato a Sassari è un messaggio chiaro da parte di rappresentanze istituzionali e intellettuali, associazionistiche e soprattutto, della volontà popolare evidenziata dai tanti cittadini presenti.
Lo stesso Siddi si è espresso più volte in sardo, al fine di manifestare il proprio impegno e la propria volontà a portare fino in fondo l’iniziativa. Se il punto sulla lingua sarda fosse stato incluso nel Patto per la Sardegna, ha fatto notare il membro del Cda, sarebbe stato tutto più facile. Nell’eventualità in cui la trattativa Stato-Rai non dovesse andare in porto nell’immediato, la Ras ha previsto un piano B. «L’articolo 12 della legge 482 – ha spiegato l’assessora Firino – prevede la possibilità per le Regioni di stipulare apposite convenzioni con la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, e di concretizzare appositi accordi con emittenti locali. Siamo propensi a restituire al sardo pari dignità rispetto al friulano e le altre lingue di vocazione nazionale e regionale». Ciò significa che la Regione andrebbe avanti comunque con mezzi diversi. Certo è che un accordo Stato-Rai in merito sembra non essere lontano. Nelle parole di Siddi, sia il sottosegretario al Bilancio, Antonello Giacomelli, sia il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Luca Lotti, hanno assunto impegni precisi con il senatore Silvio Lai (non presente a causa di un impegno improvviso), affinché il governo intervenga sostanzialmente per inserire il sardo nel servizio pubblico. «Sarà non solo un passo importante per garantire un diritto sacrosanto – ha concluso Michele Pinna – ma una vitale opportunità di lavoro per numerose professionalità in un territorio profondamente colpito da crisi occupazionale».
Nella foto il convegno di Sassari
S.I.