No alla decrescita (in)felice di Alghero

ALGHERO – Povera Alghero. Piange il cuore a pensare com’è finita. Chi avrebbe mai pensato qualche anno addietro che vedere realizzati un paio di chilometri di strada a quattro corsie per Sassari sarebbe stato praticamente un miracolo. Oppure che avere un volo quotidiano per Londra e qualche altra tratta il territorio nazionale fosse un sogno. O ancora che poter usufruire di un porto moderno o di una circonvallazione cittadina diventasse quasi impossibile e poi che la capitale del turismo sardo e della “movida” vedesse tale comparti praticamente ridotti ai minimi termini. Chi si sarebbe aspettato che il Palazzo dei Congressi diventasse un simbolo del degrado e l’area di Maria Pia ancora un campo incolto a ridosso di un litorale sempre meno accogliente. Oppure che le due storiche prime squadre di calcio della città scomparissero con anche il mitico Mariotti oramai ex-stadio. Senza considerare il coma dell’edilizia e degli altri comparti produttivi, a parte un paio di hotel e ristoranti.

E’ ovvio che ad essere ottimisti e pure umanisti si può correre questo rischio, ma allora quasi viene da mettere in discussione la teoria di Darwin. Non sono trascorsi un paio di mesi, qualche anno, ma quasi decenni. Eppure la Riviera del Corallo pare essere un cartolina in bianco e nero dove, a parte qualche mutamento, pure importante del suo aspetto, sembra essere non essere più andata avanti. Ma non solo da un punto di vista materiale, perfino intellettivo. Speranza, fiducia, attese, desideri. Tutto ridotto al minimo indispensabile. Qualcuno lo diceva: dal mangiare aragosta a pane e cipolla. Certo che sono discorsi che riguardano chi ha almeno superato i 25 anni o giù di lì. Ed è questo ciò che fa più male. Stiamo abituando i giovani, e dunque a tutti, a questo devastante desolante panorama.

Gli orizzonti sono cambiati e siccome l’uomo si abitua a tutto, ancora di più gli algheresi e sardi, oramai rassegnati e quasi ignavi, davanti alle difficoltà dell’oggi, è veramente angosciante pensare che Alghero possa passare da gloriosa cittadina, pioniera in diversi settori, a borgo, splendido, eccelso, ma sempre più meno abitato e frequentato se non nei tre mesi estivi. Eventualità che, come è normale, pesa su tutti i settori, compresa la Sanità (la questione della Pediatria lo spiega bene: meno figli, meno servizi). E ciò che fa ancora più paura è che alcuni personaggi, perfino con ruoli primari, sostengono che la caratura, prospettiva sia questa e non quella di qualche anno fa. Tradotto, abbiamo già vissuto gli anni d’oro e questi non torneranno, bisogna rassegnarsi ad una decrescita (in)felice. Invece no. Questo è quello che vorrebbero i rappresentanti sociali (compresi politici) di bassa lega, molto limitati culturalmente. Poco curiosi e senza lungimiranza. Alghero non merita questa fine. Alghero merita di ritornare a pensare in grande. E si può.

Nella foto Alghero

S.I.