PORTO TORRES – Porto Torres e’ una città che da tempo, molto tempo, fa fatica a ritrovarsi e a ritrovare quella collocazione che negli anni passati ha reso la nostra città il faro politico-economico del nord-ovest della Sardegna. Oggi purtroppo, ci ritroviamo ad essere il fanalino di coda di una locomotiva ( il nord-ovest) che viaggia spedita in nuovi modelli di sviluppo che puntano alla valorizzazione delle proprie risorse”. Cosi Bastianino Spanu, dirigente del Partito Sardo d’Azione, riguardo la condizione del comune costiero che attraverso un periodo sempre più difficile.
“La nostra città ha necessità di un progetto politico con un ampia visione, studio e consapevolezza delle potenzialità del territorio, che sia in grado di (auto)governare il nuovo modello di sviluppo economico che faccia ritrovare al nostro territorio l’autorevolezza perduta. La nostra città non la difende nessuno. Ma soprattutto, non sarà mai difesa da chi l’ha utilizzata per voti, incarichi e affari, attraverso un sistema di potere che ha mantenuto la governance sempre fuori dalla nostra città, una regia che ha lasciato le briciole al sistema locale e la polpa agli amici degli amici. Si potrebbe dire: Porto Torres utile ad altri ma non ai Portotorresi. Questo è uno dei tanti motivi per capire i mali di portotorres, mali che l’hanno fatta diventare una città priva di autonomia, spogliata della propria sovranità, bloccata e impedita a pensarsi come comunità e come protagonista del proprio futuro”.
“Basta con la subalternità. Basta con la rassegnazione. Basta essere gestiti e amministrati da classi dirigenti mediocri, pasticcione che a tutto pensano tranne al bene dei Portotorresi. Rompere questa situazione richiede coraggio, discontinuità e un sussulto di autonomia della città”.
“La sfida del progetto #sardista è questa: liberarsi di intermediari esterni e selezionare una nuova classe dirigente per proiettare il nostro territorio verso un nuovo modello di sviluppo, sfruttando le grandi ricchezze del territorio e i suoi asset strategici. Il vecchio modello di sviluppo che ha segnato la recente storia economica ed industriale (chimica, energia) della città è in fase di esaurimento e superamento. Le potenzialità infrastrutturali e portuali rischiano di essere ulteriormente mortificate soprattutto se ci si affida a mediocri oltreché presunte competenze. La Porto Torres industriale degli anni 70 non ritornerà più”.
“La disoccupazione ha raggiunto livelli di guardia, le imprese che in difficoltà stanno chiudendo e stanno fallendo, sono la conseguenza e la conferma di uno assetto produttivo che non crea da tempo occupazione e sviluppo. Porto Torres si trova al bivio: trovare un nuovo ruolo o essere schiacciata dal resto dei territori del nord-ovest. Dobbiamo reagire. Si può avviare e organizzare a più voci una riflessione e una discussione cittadina coraggiosa, pacata e aperta a tutte le forze politiche, sociali e produttive del territorio”.
“Non possono essere solo la politica, tra l’altro, screditata, o i tradizionali ceti dirigenti, ad organizzare e gestire questo difficile passaggio. È necessario un ampio coinvolgimento culturale, sociale e civico capace innanzitutto di combattere la rassegnazione che sta spegnendo la nostra città.
“La città a guida sardista ha un’opportunità storica, ha l’opportunità di suonare la riscossa e, avviare la politica del fare, ha l’opportunità di non essere schiacciata dall’immobilismo come sta avvenendo oggi e come avvenuto nel passato. Spetta ai Portotorresi, ma soprattutto alla nuova classe dirigente che verrà individuata per la prossima sfida elettorale prendersi cura della città e rilanciarne ruolo e prospettiva”.
Nella foto il dirigente del Psd’Az Bastianino Spanu
S.I.