SASSARI – “L’escalation sui numeri dei contagi aumenta sensibilmente la preoccupazione, in maniera più significativa quando questi riguardano Medici, Infermieri, Oss ed Ausiliari che lavorano in ospedale. Impressionano i numeri di contagio nell’unità operativa di cardiologia del SS.Annunziata, dove risulterebbe positivo al tampone l’80% tra personale e pazienti . Se non si corre ai ripari con misure straordinarie, la repentina diffusione del covid-19 potrà determinare pesanti ripercussioni sull’assistenza ospedaliera della città di Sassari. Abbiamo la netta sensazione che le misure adottate dalla Direzione aziendale per combattere la diffusione del contagio appaiono quantomeno inefficaci, per cui e data la gravissima situazione che si sta prospettando, sarebbe auspicabile o forse non più rinviabile l’intervento di altri soggetti, come ad esempio la Prefettura e la Protezione civile. La diffusione del virus, a nostro avviso, deve essere combattuta non solo con le misure restrittive del tipo “iorestoacasa”, ma sopratutto con strumenti più incisivi atti a preservare la salute e sicurezza degli operatori sanitari e non, esposti in maniera diretta ed indiretta con persone infette e/o potenzialmente tali. Davanti alla straordinarietà del momento, i provvedimenti del governo e le varie circolari ministeriali non bastano, bisogna investire e spendersi in maniera più mirata partendo dalla prevenzione, formazione ed il controllo costante del fenomeno. E’ del tutto evidente che le mascherine chirurgiche oltre ad essere insufficienti non assicurano immunità, per cui è necessario dotare ciascuna lavoratrice e lavoratore che mette piede in ospedale di protezioni simili a quelle utilizzate nelle unità operative dove sono presenti pazienti contagiati: maschere con filtranti, occhiali, camici, cuffie e calzari. Dispositivi da consegnare anche a coloro i quali sono chiamati ad avere il primo contatto e mi riferisco ai Medici di famiglia, agli Operatori del 118 e/o Volontari delle ambulanze. Altra misura sulla quale non bisogna più perdere tempo è quella di effettuare nell’immediato il tampone a tutti gli operatori a diretto contatto con i pazienti positivi, da estendere nel breve periodo anche al restante personale, controlli da ripetere in maniera cadenzata così da monitorare lo stato di salute. Stipulare convenzioni abitative e/o altre soluzioni analoghe affinché sia il personale contagiato che quello esposto al contagio non abbia rapporti con terze persone, in modo tale da preservare qualsiasi contatto sociale (es.: figli/coniuge/familiari). Chi sta in quarantena va supportato in ogni suo bisogno. Altro argomento riguarda la pulizia e sanificazione degli ambienti, a questo proposito riteniamo utile investire e potenziare i numeri sul personale delle pulizie. A questi, oltre dotargli di DPI necessari, vanno affidate ulteriori ore/lavoro per una costante e ripetuta sanificazione e disinfezione dell’ospedale e sopratutto dei percorsi diagnostici che effettuano i pazienti. Per quanto concerne invece le procedure e la corretta attuazione delle stesse da parte del personale, occorre ripensare ad un modello organizzativo che permetta intanto un miglior coordinamento di accesso alle strutture ospedaliere tra il “pre-triage” ed ogni ipotesi di percorso diagnostico e di ricovero: procedure che francamente talvolta generano discussioni e conflitti. Potenziare il personale Infermieristico, Oss e Tecnici di radiologia e/o comunque altro personale tecnico e di supporto, da destinare in quelle unità operative dove i nostri colleghi sono in prima linea osservando orari di lavoro straordinari e/o con reperibilità. Ipotizzare anche l’individuazione di aree e reparti dove accogliere i casi dove la sintomatologia non richiede terapia intensiva e sub-intensiva.
Quanto sopra naturalmente è una sintesi degli argomenti che in questi giorni ci sono pervenuti da numerose lavoratrici e lavoratori ospedalieri e delle ditte e cooperative di appalto, rispetto ai quali questa Segreteria ha prontamente segnalato alla Direzione aziendale affinché faccia le dovute riflessioni. C’è inoltre necessità di ascolto e confronto tra il sindacato in rappresentanza delle professioni e la Direzione aziendale, a questo proposito abbiamo chiesto di interessare i servizi informatici ed aprire un canale telematico aziendale (es.: videoconferenza), per facilitare la comunicazione ed il confronto tra le parti, così da condividere decisioni e soluzioni organizzative che vadano nella direzione di proteggere e tutelare al meglio tutti gli operatori e i pazienti.
Antonio Monni (Segretario Territoriale)