ALGHERO – “La tragica situazione che stiamo affrontando fa presupporre che, purtroppo, accanto all’emergenza sanitaria, si dovrà a puntare, a breve, a risolvere un problema forse ancora più grave e capillare, consistente nella profonda crisi economica che, inevitabilmente, si abbatterà su tutti i territori interessati dalla pandemia”. Ferdinando Manconi, dottore agronomo, interviene a sostegno delle attività agricole e connessa a questo fondamentale comparto.
“Abbiamo, tuttavia, un vantaggio, per quanto risicato: il tempo. Sappiamo per certo che, ineluttabilmente, accadrà ed allora è doveroso mettere in atto, fin da ora, tutte le strategie e le soluzioni che ci possano permettere di arginare, o quantomeno contenere, questa difficoltà. Ragionarci quando sarà superata la pandemia sarà troppo tardi. Le amministrazioni si dovranno far trovare pronte ad accogliere, con strumenti validi, di breve e medio periodo, tutti i settori economico-produttivi compromessi da questa ferma obbligata”.
“Penso a come le recenti politiche agricole abbiano spinto le aziende agricole verso la diversificazione multifunzionale (Agriturismo, fattorie didattiche, agricoltura sociale, solo per citarne alcune) o per l’approvvigionamento a “chilometro zero” -se non per la vendita in azienda. Ma sono oggi proprio queste aziende virtuose a pagare maggiormente il prezzo della crisi, stante la limitazione al transito delle persone ed il crollo del settore turistico”.
“Le stesse politiche ambientali e di rigenerazione urbana hanno orientato molte amministrazioni ad incentivare l’approvvigionamento di materiale vivaistico salvo optare, successivamente, per un necessario ridimensionamento degli interventi contribuendo così alla sofferenza finanziaria cui sono sottoposte le aziende florovivaistiche già in ginocchio per il stop alle vendite dei fiori recisi”.
“Mai, come oggi, abbiamo compreso quanto sia vincolante dipendere da altri per i beni primari, decretando la sopravvivenza di quelle sole realtà della filiera agroalimentare strutturate in piattaforme organizzate per la vendita di carni, frutta e verdura. Si renderà, pertanto, necessario veicolare sovvenzioni proprio alla nostra agricoltura attraverso lo snellimento delle procedure per l’erogazione degli aiuti, l’accesso agevolato al credito, anche attraverso l’attivazione degli strumenti previsti dal Fondo di Solidarietà Nazionale, e la predisposizione di bandi regionali in grado di intercettare le mutate esigenze”.
“Sarà indispensabile istituire fondi ad hoc per la copertura delle garanzie affinché le nostre aziende maggiormente gravate dalla situazione contingente possano comunque procedere alla richiesta delle domande di anticipazione a valere sulle varie misure o provvedere all’avvio di tutti i miglioramenti che si renderanno necessari per l’ottimale funzionamento della filiera. Potrebbe essere addirittura il momento per allentare alcuni lacci normativi non vincolanti e iter autorizzativi al fine di rendere possibile l’ottimizzazione degli strumenti pianificatori e, di conseguenza, l’accesso ai piani di investimento inseriti nel Programma di Sviluppo Rurale (PSR), o per procedere ad una infrastrutturazione che rincorriamo da troppo tempo ma che, troppo a lungo è stata impedita o non incentivata”.
“Le nostre campagne potrebbero originare elevati livelli occupazionali ma è necessario assicurare strumenti e sostegno per avviare e migliorare le attività così da garantire un approvvigionamento agricolo e agroalimentare non solo di qualità – come oggi accade- ma anche numericamente in grado di soddisfare parte del consumo interno ed essere incisivo sul mercato del lavoro”