“Chi autorizza e paga per ResPublica?”

ALGHERO – “La questione della occupazione dei locali della ex caserma dei Carabinieri di piazza Pino Piras e via Simon da parte ResPublica è sempre attuale, e non finisce di generare polemiche, soprattutto nel dibattito che si svolge sui social network”. Cosi Marco Di Gangi presidente di Azione Alghero ritorna sulla questione dell’ex-caserma di via Simon oggetto di numerosi interventi e anche di una denuncia alla Procura della Repubblica.

“E’ sempre attuale perché l’occupazione dell’immobile continua nel silenzio della mano pubblica (il Comune che ne è proprietario) e nonostante sia ormai chiaro che tale situazione perduri senza alcun titolo che la legittimi: non si ha notizia, infatti, di alcuna concessione o qualsivoglia altro titolo che possa consentire agli attuali occupanti di utilizzare questi locali pubblici come attualmente avviene. Invero, ad agosto 2015, la Giunta Municipale ha pubblicato un avviso pubblico pre-informativo per la concessione in uso di questo immobile , ma dell’esito di questo avviso e delle eventuale assegnazione della struttura ad oggi non è trapelata alcuna notizia”.

“E’ sempre attuale perché nel frattempo le iniziative e gli eventi di varia natura ivi organizzati continuano a svolgersi con regolarità. Il problema non è tanto quello di sindacare la bontà o meno delle iniziative svolte in quel contesto: siamo anzi certi che le iniziative portate avanti dalle diverse associazioni e dai singoli che operano all’interno di ResPublica siano tutte animate dalla migliori intenzioni e possano concorrere realmente a coinvolgere una parte delle energie sociali che nella nostra città difficilmente trovano lo spazio fisico per potersi manifestare. Nell’immobile si svolgono infatti attività le più diverse, alcune delle quali richiederebbero specifiche autorizzazioni e l’adozione di misure di sicurezza che, al contrario, pare proprio non esistano”.

“La vera questione è perciò non solo quella relativa all’utilizzo abusivo di un edificio di proprietà pubblica e delle spese connesse (energia elettrica, consumi idrici, smaltimento di rifiuti, ecc.) da parte di soggetti privati ma anche lo svolgimento al suo interno di attività della più diversa natura, senza alcun controllo pubblico né sulla stessa idoneità dei locali, né sul rispetto delle diverse prescrizioni obbligatorie. Ci troviamo in presenza di quella che può essere definita una vera e propria zona franca svincolata dal rispetto delle norme e dal pagamento dei tributi che, invece, dovrebbero per loro natura, essere destinati a tutti. Ma in tutto questo qual è il ruolo dell’Amministrazione Comunale che per legge e secondo l’orientamento costante della Corte dei Conti dovrebbe gestire al meglio il proprio patrimonio immobiliare? Dov’è l’Amministrazione, talvolta fin troppo presente, come nel caso del puntuale controllo e comminazione delle relative sanzioni dei divieti di sosta delle autovetture, nel momento in cui dovrebbe vigilare sul regolare svolgimento di tutte quelle attività che richiedono il rispetto delle prescrizioni di volta in volta stabilite?”

“La questione deve essere risolta il prima possibile nell’interesse di tutta la collettività e degli stessi occupanti. Non vorremmo che l’Amministrazione in tutta questa vicenda fosse, fin dall’inizio, indotta in errore dallo stesso nome utilizzato per designare questa esperienza: “ResPublica”, arrivando a considerare l’ex caserma dei Carabinieri come uno spazio collettivo dove la dimensione pubblica e privata costituiscono un tutto inscindibile, senza distinguere perciò ciò che è pubblico da ciò che è privato”.

“La realtà è ben diversa: l’immobile in oggetto è un bene pubblico, appartenente al patrimonio disponibile del Comune e nell’ottica di valorizzazione delle capacità produttive del patrimonio la gestione del medesimo da parte dell’Ente locale deve auspicabilmente determinare la produzione di un reddito. In tempi di ristrettezze economiche bene farebbe la nostra Amministrazione a trovare il modo di coniugare la legittima esigenza delle Associazioni di avere a disposizione spazi utili a svolgere le proprie attività, con il loro indispensabile ed obbligatorio concorso nel sostenere i relativi costi”.

Nella foto Marco Di Gangi

S.I.