ALGHERO – Poveri in aumento in Sardegna: nel 2017, secondo i dati Istat, rappresentano il 17,3% della popolazione, in netta crescita rispetto al 14% dell’anno precedente. Settemila di loro si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas sarda in cerca di aiuto. Si tratta di persone per lo più senza un lavoro, con un titolo di studio medio-basso, e quasi tutti hanno sulle spalle una famiglia. Un identikit descritto nel Report 2018 su povertà ed esclusione sociale in Sardegna, presentato a Olbia dalla direzione regionale della Caritas, presente con monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio-Ampurias e segretario della Conferenza episcopale sarda, monsignor Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias e delegato della Conferenza episcopale sarda per il Servizio della carità, e Raffaele Callia, responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas regionale.
Secondo il rapporto, chi chiede aiuto ha bisogno soprattutto di cibo: ricevere alimenti anche confezionati e poter avere accesso alle mense sono le richieste maggiori cui si trovano a far fronte i volontari. Seguono gli aiuti economici per poter pagare le bollette e le tasse, per acquistare farmaci o saldare prestazioni sanitarie, e un appoggio per trovare lavoro o casa. Al 30 giugno 2017 la Caritas ha erogato in Sardegna più di 11,7 milioni di euro con il sistema del micro-credito e del prestito della speranza. Sempre il report riporta dati allarmanti sulla cosiddetta povertà educativa: nel 2017, nell’Isola, si è registrata l’incidenza più alta d’Italia di giovani che non hanno proseguito gli studi dopo la licenza media, 21,2% contro il 14% della media nazionale. Davanti a questi dati, la Caritas chiede alla Regione di istituire l’Osservatorio sulle povertà, già previsto da una legge del 2005 e mai diventato pienamente esecutivo.
Nella foto dei pasti della Caritas
S.I.