ALGHERO – Come sempre in questi casi, la narrazione della politica viene riportata alla realtà dei fatti dalla doccia gelata dei numeri. E’ il caso dei dati sul lavoro in Sardegna. Le recenti elezioni, semmai ce ne fosse bisogno, ma forse per molti rappresentanti politici lo era, hanno palesato che l’Italia è divisa in due se non in tre parti. Il Nord fino a parte del centro viaggia a livelli europei e pure ben oltre con Veneto e Lombardia che hanno Pil da ritmo economico cinese, mentre Sud e Isole sono ferme, inchiodate e sempre più vicine al baratro delle perenne recessione. Ciò nonostante il meridione abbia potenzialità immense, la Sardegna su tutte. Dove, però, oramai è da anni che non si fanno grossi investimenti privati e pubblici.
A certificare questa drammatica situazione, sempre troppo sottovalutata dalla politica, sono i dati diffusi dell’Istat sull’occupazione in Sardegna. Nel secondo trimestre 2017 l’istituto aveva certificato un tasso di disoccupazione sceso al 15%, oggi lo stesso istituto, a consuntivo dell’anno scorso, rivede la stima registrando un dato che si attesta al 17%, superiore alla rilevazione di metà 2016 (16,7%). In controtendenza rispetto alla media italiana che è dell’11,2%. Nell’Isola scende anche il tasso di occupazione, dal 51,2% al 50,5% con gli occupati che arrivano a quota 562mila (come nel secondo trimestre 2016, erano 568mila a giugno 2017) mentre quello di inattività per i cittadini tra i 15 e i 65 anni è del 38,9% rispetto al 34,6% del resto d’Italia.
Dalle rilevazioni dell’Istat si scopre anche che tra le province isolane nelle quali si fa maggiormente sentire l’assenza di lavoro c’è il Sud Sardegna con il 21,4% di tasso di disoccupazione. Nella stessa area si ci sono punte del 23,6% tra le donne, mentre nel Nuorese il dato complessivo scende al 13% (11% tra le donne, al di sotto della media nazionale). Dei 562mila occupati sardi – 332mila uomini e 230mila donne – 434mila lavorano nei servizi (commercio, turismo e altro) e di questi 330mila sono dipendenti; 54mila operano nell’industria; 40mila nelle costruzioni; 34mila in agricoltura.
Dunque, anche quest’ultimo dato, conferma che la Sardegna, al contrario delle politiche “talebane” attuate da chi ascolta troppe consulte e associazioni che rappresentano pochi salotti “radical chic”, vive, e lo dovrebbe fare sempre di più, di turismo. Anzi di turismi. Non è chiaro cos’altro debba accadere affinchè Governo Centrale e soprattutto la Regione sostengano questo settore attuando politiche virtuose legate alla tassazione, trasporti e sostegno di eventi, servizi e nuove strutture ricettive e collegamenti interni.
Nella foto Alghero a maggio scorso col caldo e la spiaggia ancora priva di servizi e senza turisti
S.I.