Trento, migranti, natalità: lavoro

ALGHERO – Che strana la Sardegna. Una terra potenzialmente ricca, ricchissima ed invece povera, troppo povera. Senza welfare, sostegno delle generazioni precedenti e soprattutto emigrazione, le ultime sarebbero già a fare l’elemosina. E’ un dato di fatto. Lo dicono i numeri dei sardi che ogni anno emigrano: quasi 3mila. E’ come se perdessimo, ogni 365 giorni, un piccolo paese. Tra l’altro chi decide di partire ha una buona cultura, ha studiato, sicuramente lavorato e dunque va a “regalare” il proprio know-how, nell’età con la migliore energia, ai paesi esteri. Inghilterra, Germania, ma anche, oramai, Spagna, Francia e perfino Australia. Storie vere di persone che avrebbero potuto rendere ancora più ricca, pure culturalmente, questa Terra ed invece sono costretti a fare la valigia e andare via. Un problema troppo sottovalutato da tutta la classe politica e dirigente.

Questo per una sfilza di dati negativi da mettere in ginocchio un bisonte. Tra tutti, la natalità a zero. Nella presentazione del video di fine anno, lo ha ricordato anche il sindaco di Alghero, Mario Bruno, “Alghero ha natalità dello 0,8%, mentre Trento, città gemellata in connessione anche alle politiche familiari, è all’1,7%”. Ovvero un abisso. Ma, durante la chiacchierata col neo-direttore de La Nuova Sardegna, pur evidenziando questo dato, non è stata data grande rilevanza all’altro dato che incide sull’assenza di neonati: la disoccupazione. In Sardegna è al 30%, mentre in Trentino ruota intorno al 7%. Meno di 1/3 del dato isolano.

Basterebbe questo dato per non andare oltre. Certamente non sono le amministrazioni pubbliche a dovere creare (direttamente) lavoro, ma esse devono attivare tutte le condizioni per generare sviluppo, occupazione e dunque benessere. Ebbene, in Sardegna, vista anche la crisi industriale e i problemi ambientali connessi ad essa, sono (oramai) tutti concordi (o quasi) che l’unica strada percorribile è quella del Turismo. O meglio dei Turismi. Anche in questo caso, compresi alcune rappresentanze degli albergatori, hanno parlato del “modello Trentino”. Fa riflettere questo “innamoramento” per questa regione del Nord che praticamente non ha niente a che vedere con la Sardegna, compresa la lingua. E’ come paragonare, dal punto di vista sociale (dunque economico) un lussuoso minivan Mercedes con una Smart.

Siamo distanti anni luce da quelle aree del Nord-Italia oramai, anzi da tempo, completamente “più europee” rispetto al centro e sud Italia sempre più impelagato dentro i soliti annosi problemi. Ma questo, ripetiamo, dipende sempre da un fattore: il lavoro. Inutile usare paraventi e girarci intorno, questo è il tema dei temi. E, come detto, nell’Isola si collega a doppio filo ai Turismi e dunque a trasporti e infrastrutture. Sono questi i settori su cui si deve intervenire per provare ad invertire la spaventosa tendenza che vedrebbe la Sardegna, nel 2050, ovvero domani vecchia e spopolata.

Per questo fanno sobbalzare sulla sedia le affermazioni, nella giornata di ieri, dell’assessore regionale alla Sanità (soriano) Arru, con conseguente polemica. Per ripopolare la Sardegna è necessario creare le condizioni per originare posti di lavoro. Non c’è altra scelta. Però, proprio alcuni di questi governanti, sono coloro che, ad esempio, hanno sostenuto il Ppr, che a detta di tutti ha ingessato la Sardegna, sono coloro che dicono “no” a quasi tutto, compresa la realizzazione di nuove strutture ricettive, sono coloro che dicono di limitare i turisti e sono coloro che osteggiano un nuova legge Urbanistica appena meno stringente che possa migliorare il famigerato Ppr. E poi tanti altri temi. Certo siamo davanti ad una piccola, se non addirittura marginale, area politico-sociale che, però, trovo ampio spazio su alcuni media che fanno breccia sull’opinione pubblica che, tra l’altro, viene “traviata” nel proprio pensiero arrivando a pensare che anche la Sardegna, ad esempio, sia un Terra cementificata.

Invece cosi non è, come dice Legambiente e non un’associazione dei costruttori. [Leggi]. Coste intonse e salvaguardate, la Sardegna è prima in Europa. Ottimo, bene e giusto continuare così. Ma ce n’è differenza da paventare, un giorno si, l’altro pure, a questo punto per motivi elettoralistici o se non per ridurre l’Isola ad un piccolo harem facilmente controllabile, l’allarme colate cemento sulle coste. Anche su questo, c’è stato un passaggio sull’incontro di fine anno del sindaco Bruno col direttore Di Rosa. Lo stesso Primo Cittadino, durante la serata, ha detto che è necessario e indispensabile pensare a nuovi alberghi anche lungo la fascia costiera, ma, ha subito precisato e questo fa intendere il clima appena descritto in questo articolo, “fermo subito eventuali commenti e allarmi dagli amici ambientalisti, tali progettualità devono stare dentro le regole vigenti e nel massimo rispetto della natura”.

E’ ovvio che il lavoro di tali associazioni che difendono i vari territori è importante, ma, come tutto, “il troppo stroppia”. Oggi, come emerso dai drammatici dati sulla natalità, la Sardegna ha urgente necessità di creare sviluppo, benessere e occupazione. Quasi un mini “Piano Marshall” per uscire da una lunga e apparentemente infinita crisi che, ad esempio, al Trentino, quasi, non l’ha neanche sfiorato. Allora, invece di pensare di importante povertà per crearne altra, occorre veramente seguire il “modello Trentino” ovvero quello di limitare la disoccupazione. E allora si vedrà che i sardi, con anche sostegni legati alla maternità (partendo dal mantenere i punti nascita) e ai genitori che lavorano, ritorneranno a fare figli.

Nella foto l’incontro tra il sindaco Mario Bruno e il neo-direttore de La Nuova Antonio Di Rosa

S.I.