ALGHERO – La violenza sulle donne: una delle peggiori forme di violenza, perché consumata, nella maggior parte dei casi, all’interno delle mura domestiche, perpetrata da uomini che affermano di amare quelle donne e, proprio in nome di quell’amore, non si fanno scrupoli di diventare i loro aguzzini, non risparmiando, molto spesso, neppure i propri figli. Una violenza che ha come presupposto un legame affettivo insano, morboso, che lega la vittima al suo carnefice e proprio per questo più difficile da recidere. Ci vogliono anni prima che le donne maturino la consapevolezza della loro condizione di maltrattamento e trovino il coraggio di denunciare gli abusi subiti quotidianamente Da qui nasce l’importanza dei Centri d’Ascolto, dove personale competente ed adeguatamente preparato si mette a disposizione per aiutare le donne ad uscire dalla solitudine e dal silenzio, accompagnandole in quel doloroso percorso che le condurrà ad affrancarsi affettivamente, psicologicamente ed economicamente dal proprio carnefice.
Un percorso di aiuto che prevede l’ascolto e l’accoglienza delle donne abusate, ma anche una stretta collaborazione con le istituzioni locali, Servizi Sociali, Forze dell’Ordine, Magistrati, Servizio Sanitario, attraverso protocolli d’intesa che siano in grado di garantire l’incolumità delle donne e la possibilità di riprogrammare una nuova vita.
Apprendiamo dunque con molto piacere dell’imminente apertura di un Centro d’Ascolto anche nella città di Alghero, ma al contempo siamo sconcertate dalla impossibilità di poter leggere il progetto organizzativo di dettaglio, visto che non risulta allegato alla D.G.C n°360 del 19/10/2018.
Sono, pertanto, da considerarsi fondati i quesiti contenuti nell’interrogazione che vede come prima firmataria la Consigliera Monica Pulina.
E’ doveroso che la Pubblica Amministrazione, che ha deciso di dare supporto all’iniziativa, dia chiarimenti sui criteri utilizzati per selezionare le operatrici, se il rapporto di lavoro sarà di volontariato o normato, quali saranno gli strumenti di sicurezza messi in atto per la tutela delle privacy, come saranno organizzati i turni di lavoro delle operatrici, quale sarà la gestione delle risorse necessarie al mandato, se l’associazione proponente sia iscritta agli Albi Regionali del Volontariato della Promozione o della Cooperazione Sociale, che tipo di collaborazione è prevista tra il Centro e le altre istituzioni, tutti dati al momento incomprensibilmente ignoti.
Tanto più sono lodevoli le iniziative, a prescindere da chi ne è il proponente, tanto meno ci si può affidare all’improvvisazione e alla incompetenza. E ciò è ancora più vero quando si tratta di un servizio come questo, rivolto a donne vittime di violenza, a cui bisogna evitare di infliggere ulteriori sofferenze rispetto a quelle che già subiscono, indicando, al contrario, percorsi personalizzati per uscire dal tunnel della violenza.
Confidiamo pertanto che l’Amministrazione comunale, in quanto garante delle fasce più deboli della popolazione, provveda al più presto alla pubblicazione del progetto, prima dell’inaugurazione stessa, in nome di quella trasparenza tanto cara al nostro Sindaco, a tutela del progetto medesimo e delle sue fruitrici, e per fugare qualsiasi dubbio di strumentalizzazione dei drammi umani, perché quando si parla di violenza sulle donne, la buona volontà non basta.
Firmatarie
Paola Correddu, Pasqualina Bardino, Caterina Salerno, Alessandra Mura, Giovanna Caria, Anna Maria Doniselli Giulia Dessole, Roberto Ferrara e Graziano Porcu