ALGHERO – Il Re è nudo. Dopo averci imbonito, per mesi e mesi, che la nuova legge elettorale avrebbe avvicinato di più l’elettorato alla politica e dunque ai partiti e loro candidati, ecco la solita, prevedibile, ma non di questa proporzioni, doccia gelata. Ancora una volta, per motivi diversi, ma alla fine concomitanti nel raggiungimento dei rispettivi obiettivi, tutte le maggiori forze politiche hanno deciso di scegliere, in quasi tutti i casi, per adesso, una grossa porzione di “nominati” e fedelissimi dei vari leader.
C’è tempo fino a domenica, è vero, ma il caos di questi giorni e soprattutto delle ultime ore spiega al meglio quello che è il clima in vista del voto del 4 marzo. E questo, in particolare, come sempre in questi casi, nella “periferia dell’Impero” qual è la Sardegna. La sinistra, con Liberi e Uguali, non presenterà candidati sardi per protesta contro i “calati dall’alto”, il Partito Democratico è in subbuglio con la quasi sfiducia del segretario Cucca, dentro Forza Italia, a dispetto di quanto annunciato, sono saltati i legami “territorio-candidato”, preferendo, in diversi casi, volti totalmente sconosciuti all’elettorato e che in questi anni non hanno fatto politica, a discapito di leader riconosciuti con evidenti bottino di voti, esperienza e capacità. In 5 Stelle non si contano più le richieste di ricorsi e Di Maio ha ammesso di aver deciso lui in ultima analisi chi candidare e chi no, facendo crescere la fronda interna che chiede di annullare le “parlamentarie”. La Lega che doveva rappresentare il nuovo ma, come scritto anche dai media nazionale, pare che Salvini, al Sud, stia puntando “sull’usato sicuro”. Sicuro poi di cosa, non si sa.
Anzi, se si va appena oltre, lo si comprende meglio qual è il disegno di tutti i leader, il solito: avere dei parlamentari controllabili. Niente da cui scandalizzarsi. Una prassi piuttosto normale. Solo che, come ripetiamo spesso, forse questo è il momento che, dai territori fino a Roma, si cerchi di imprimere uno scatto in avanti proprio per far uscire l’Italia dal pantano. E solo chi conosce a fondo le problematiche (ad esempio della Sardegna e del Sud, dunque esponenti politici radicati) potrebbe realmente dare una mano ai governanti che siederanno a Palazzo Chigi. C’è però da ricordare che, questo “modus operandi”, deriva anche dalle ataviche divisioni insite, ad esempio, nel popolo sardo. Terreno fertile, da secoli, per chi “viene da fuori” a dettare legge.
Per adesso, dal caso di Stefano Parisi passando per Maria Elena Boschi fino ad arrivare alla richiesta della base dei 5 Stelle di rifare le parlamentarie con l’hashtag #annullatetutto, senza dimenticare i problemi in Liberi e Uguali, Lega e pure in altri partiti (oltre che, in Sardegna, l’annunciato abbandono dei Riformatori), il panorama politico, ancora una volta, forse, ha perso un’occasione per generare un vero re-start dell’intero paese Italia. Fino a domenica c’è speranza, vedremo. Per adesso, la realtà, ha messo (ancora una volta) a nudo il Re.
Nella foto il Parlamento
S.I.